Operazione Esmeralda, un condannato e 9 prosciolti: l’appello ribalta la sentenza di primo grado

Una condanna e nove assoluzioni. Le ha decretate la Corte d’appello dell’Aquila con la sentenza sull’operazione Esmeralda, la maxi inchiesta antidroga che nel 2011 coinvolse 31 persone, dieci delle quali furono condannate in promo grado a 80 anni complessivi di reclusione.

L’inchiesta durata tre anni e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, era sfociata nel blitz che nel 2011 aveva portato in carcere 18 persone su 31 indagati. Pesante l’accusa: associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L’inchiesta era partita dal sequestro di un’agendina in cui erano annotate informazioni che avevano consentito agli investigatori di ricostruire le ramificazioni di un presunto sodalizio che avrebbe smerciato sulla costa abruzzese droga proveniente dall’Albania.

Al termine del processo di primo grado il Tribunale di Vasto aveva condannato dieci imputati e ne aveva assolti 20. La sentenza d’appello ha ribaldato il primo verdetto. Il collegio giudicante, composto dal presidente, Romano Gargarella, e dai consiglieri Alfonso Grimaldi e Raffaella Gammarota, ha assolto per non aver commesso il fatto Maria Bevilacqua, Lucia Sauchella, Carmine Bevilacqua, perché il fatto non sussiste Carmine Bevilacqua, Rita Di Rocco, Umberto Bevilacqua, Anna Bevilacqua, Fernando Bevilacqua e Italo Di Rocco e ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione dei reati nei confronti di Maria Bevilacqua, Claudio Spinelli, Davide De Simone, Lucia Sauchella. La Corte ha anche rideterminato in sette anni di reclusione e 30mila euro di multa la pena inflitta ad Anna Bevilacqua. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate entro il 5 aprile. Gli imputati coinvolti nel filone vastese dell’inchiesta sono stati difesi dagli avvocati Antonello Cerella, Fiorenzo Cieri, Alessandra Cappa e Giuseppe La Rana.

«Già in primo grado eravamo riusciti a far cadere l’accusa di associazione a delinquere», ricorda Cerella. «Ora abbiamo ottenuto l’assoluzione per i nostri assistiti». «Una sentenza – commenta Cieri – che va nel verso giusto, accogliendo gli argomenti difensivi portati all’attenzione evidenziando l’indiziarietà delle prove, che non avevano una forza tale da portare alla condanna. Abbiamo evidenziato, con alcuni passaggi logici, riscontri che non c’erano o erano di segno contrario».

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