Per Claudia Scampoli la rincorsa a Parigi è lunga sei mesi. La vastese della nazionale di beach volley e la sua compagna Margherita Bianchin dovranno dare il tutto per tutto per cercare di conquistare un posto tra le 24 coppie che scenderanno in campo a luglio e agosto nelle Olimpiadi in terra di Francia. Se la buona stagione 2022 rappresentava un trampolino di lancio per le loro quotazioni a cinque cerchi, l’infortunio al ginocchio della giocatrice veneta (nelle finali tricolori di settembre 2022) ha imposto di rivedere un po’ i piani. L’intervento, il recupero e il rientro in campo hanno necessitato dei giusti tempi e, la stagione passata, è stata più difficile del previsto. Ora per la coppia allenata da Fabrizio Magi e Laura Giombini è tempo di ripartire, per un rush finale in cui non lasciare nulla di intentato per scrivere una bella pagina di storia sportiva.
Con l’avanzare del tuo percorso in azzurro, le Olimpiadi, da sogno, sono diventate un obiettivo concreto. Come si affronta la stagione decisiva? «Mancano sei mesi ormai, sicuramente sarà un periodo breve ma intenso in cui si dovrà dare il cento per cento per raggiungere l’obiettivo. Quando si ha la possibilità di intravedere questa meta bisogna dare tutto ciò che si ha per poterla raggiungere, superando qualunque difficoltà potrà presentarsi. Bisogna avere in testa quell’obiettivo ben preciso e fare di tutto perché possa concretizzarsi».
La strada è quella di fare più tornei possibili per risalire il ranking, poi ci sarà anche la Continental Cup che assegna un pass per Parigi. Saranno davvero mesi senza respiro? «La Continental Cup è un’altra buona occasione. Non sarà facile, sarà una guerra aperta tra tutti, però bisogna arrivarci preparare e sfruttare l’occasione al massimo, e chiaramente lavorare per il ranking. Sono mesi aperti dove ogni torneo, ogni partita, ogni punto può dare una svolta a quello che sarà».
Vieni da un 2023 abbastanza complicato, ci sono state delle gioie – come la Coppa Italia Vinta, l’Europeo, la partecipazione ai Mondiali – ma, nell’anno post operazione di Bianchin le complessità per voi non sono mancate. Che anno è stato quello appena passato? «Per noi è stata una stagione impegnativa e intensa sotto tanti punti di vista, una situazione complicata ma, nonostante ciò, abbiamo confermato il 9° posto europeo, abbiamo vinto la Coppa Italia, abbiamo fatto un bel 5° posto in un Challenge e altri buoni risultati nel World Tour ma sono stati più difficili da raggiungere. La gestione è stata molto difficile, dovevamo gestire i nostri tornei con attenzione ma siamo riuscite a farcela. Nel finale di stagione ci siamo dovute fermare e abbiamo sfruttato questo periodo per recuperare quello che mancava ed essere pronte a gennaio nel migliore modo possibile».
La strada, lo ripeti sempre, è solo una, lavorare, allenarsi, non fermarsi mai. Come avete impostato la stagione? «Dopo una fase di riposo “attivo”, a casa, in cui ho continuato sempre ad allenarmi, torniamo a Ostia per iniziare a lavorare insieme, tornando anche a testare il campo, a ritrovare la dimensione di coppia in campo a livello di gioco. Poi andremo in raduno a Tenerife, potremo lavorare bene con una temperatura giusta e inizieremo a confrontarci con tante delle coppie internazionali che incontreremo sul nostro cammino. E poi, da marzo, sarà tutta una tirata di tornei, ne saranno tanti e partiamo da lì per fermarci solo quando avremo dato tutto».
Il 2023 è stato anche l’anno in cui la tua Vasto ti ha abbracciato nella tappa del Campionato Italiano, e momenti in cui le società sportive del Beach volley ti hanno accolta per incontrare le ragazze e i ragazzi più giovani che praticano questo sport. Senti di iniziare ad essere un modello e un punto di riferimento, anche per il tuo percorso che, da sempre, è fondato sull’impegno, sulla passione e sul lavoro? «Abbiamo vissuto questa bella iniziativa per far conoscere questo sport ai giovani e alla città. Spero possa ripetersi perché trovo sia molto importante poter avvicinare anche la città. È stata una settimana indimenticabile, mi hanno accolto benissimo, per me è stato un grande onore e spero possano esserci altre occasioni per vivere questi momenti».
In giro per il mondo porti il nome della tua terra, della tua città che viene annunciata ad ogni tuo ingresso in campo. Lo vivi come un motivo di orgoglio? «È bello sentire accoglienza e riconoscenza. Quando giro il mondo la mia provenienza si fa “sentire”. Per un’atleta rappresenta un supporto morale e stimola ancora di più. Sapere che, oltre alla tua famiglia e gli amici, ci sono persone della tua terra che ti seguono è sicuramente un punto di forza».
Vasto ha avuto l’onore di avere due allenatori – circostanza felice, proprio nel beach volley – come Ettore Marcovecchio e Caterina De Marinis ad aver vissuto le Olimpiadi. Tu potresti essere la prima atleta, ci pensi? «Sì, anche se è strano pensarlo. La strada è difficile e molto lunga. Ma già solo pensare di avere quell’obiettivo nel mirino per me è un grande onore, perché penso che bisogna avere, prima di tutto, riconoscenza. Anche solo avere quell’obiettivo ti fa capire che la strada che stai percorrendo è quella giusta. Voglio davvero concentrarmi a fare bene le cose, giorno dopo giorno, e fare di tutto per arrivare lì. Arrivarci rappresenterebbe realizzare il sogno per cui lavoro da sempre».