Cinque aziende della provincia di Chieti sono state raggiunte nei giorni scorsi da altrettante interdittive antimafia notificate dal prefetto di Chieti, Mario Della Cioppa. La task force interforze istituita dalla prefettura nel gennaio 2023 ha “setacciato” il territorio provinciale, alla ricerca di situazioni sospette, con particolare attenzione al Vastese e al territorio del comune di San Salvo «individuando, così, dei target che sono stati oggetto di approfonditi accertamenti, condotti sulla base alle risultanze informative emerse sia in sede di analisi di gruppo che dai dati a disposizione di ciascuna forza di polizia o della stessa prefettura».
Le aziende
In un articolato comunicato, la prefettura spiega che le interdittive, provvedimenti cautelari e preventivi, hanno riguardato nello specifico le seguenti aziende:
«Due società, entrambe aventi sede a San Salvo, che si occupano del montaggio di capannoni, uso industriali e lavori di edilizia in generale, facenti capo a due fratelli albanesi, condannati alla reclusione per il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope oltre alla detenzione illecita di sostanze stupefacenti in concorso, e destinatari di interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre a precedenti penali e di polizia connessi anche alla violazione delle disposizioni sul controllo delle armi, detenzione e porto illegale delle stesse, dai quali emerge un profilo criminale di spessore di entrambi gli interessati, ulteriormente risaltato dalla interconnessione relazionale e la comprovata vicinanza dei medesimi a soggetti appartenenti a gruppi criminali pugliesi».
«Una società di Vasto, avente ad oggetto attività prevalente di commercio al dettaglio e all’ingrosso di autovetture e autoveicoli leggeri, i cui soci presentano un articolato e rilevante quadro di precedenti penali e di polizia, nonché risultano strettamente connessi ad associazioni delinquenziali, operative anche fuori regione, come dimostra la vicinanza e le relazioni personali intrecciate con appartenenti a gruppi criminali pugliesi».
«Una società di Atessa, attiva nel settore della commercializzazione di prodotti lattiero caseari, già recentemente destinataria di un provvedimento di sequestro preventivo della totalità delle quote sociali, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di L’Aquila, nell’ambito di indagini afferenti a reati di usura oltre alle condanne definitive, e misure di prevenzione personale emesse da tribunali fuori regione, riportate da alcuni soci della stessa società per bancarotta fraudolenta con dichiarazione contestuale di inabilitazione all’esercizio di impresa commerciale e incapacità di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per anni 10, nonché per tentata truffa, sostituzione di persona e falsa dichiarazione sulla identità propria, oltre a falso in atto pubblico.
Peraltro, uno dei soggetti collegati alla predetta società colpita dal provvedimento prefettizio interdittivo, risulta destinatario, insieme al fratello e ad altri sodali, di una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Foggia nel dicembre 2019, per i reati di cui agli artt. 416 commi 1 e 2 c.p., all’art. 640 comma 2 n.1 c.p., agli artt. 2 e 8 del d.l.vo 74/2000, nonché per l’illecito sanzionato ai sensi del combinato disposto degli artt. 81, 110, 648 ter. 1 c.p., per avere, tra le altre cose, “promosso un’associazione per delinquere con lo scopo dì costituire numerose società finalizzate a giustificare passaggi di denaro di provenienza illecita ed emettere fatture utili a fini fiscali”.
I soggetti coinvolti in queste operazioni societarie presentano, dunque, profili di elevato spessore criminale, in quanto collegati con la cd. Società Foggiana, associazione di stampo mafioso operante nella provincia di Foggia e responsabile di numerosi reati di criminalità organizzata. L’attività condotta dalla Prefettura, coordinata con le Forze di Polizia, unitamente alle risultanze delle indagini condotte dal GIP del Tribunale di L’Aquila, hanno consentito di mettere in luce il collegamento dei soci della ditta destinataria di provvedimento interdittivo prefettizio con un sodalizio criminale, attraverso la costituzione, tra le altre, della predetta società».
«Una ditta della provincia di Chieti, che si occupa della “concessione di terreni agricoli e zootecnici demaniali che ricadono nel sostegno della politica agricola comune o terreni agricoli a qualunque titolo acquisiti, che fruiscono di fondi europei”. Per questa ditta sono stati rilevati collegamenti con soggetti gravitanti attorno a gruppi malavitosi del Gargano, già coinvolti in operazioni antimafia condotte in provincia di Foggia e che hanno colpito elementi di spicco della criminalità sanseverese e garganica, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere armata di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, omicidi ed estorsione, e aventi comunque un ruolo di rilievo in quanto segmento di raccordo tra diverse organizzazioni mafiose attive nella provincia di Foggia (Società foggiana, criminalità organizzata sanseverese e mafia garganica)».
L’interdittiva antimafia
L’interdittiva antimafia del prefetto è una misura cautelare con cui viene proibito a un’impresa o a soggetti di avere rapporti con la pubblica amministrazione «evitando così infiltrazioni nel settore pubblico e bloccando parzialmente l’attività delle imprese quando sussiste, anche solo potenzialmente, il rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata».
Per le stesse ragioni le stesse società non hanno la possibilità di ottenere contributi, finanziamenti e mutui agevolati, nonché altre erogazioni dello stesso tipo, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o dell’Unione europea per lo svolgimento di attività imprenditoriali.
Inoltre, non sono consentite la concessione di autorizzazioni licenze o autorizzazioni di polizia e di commercio, iscrizione in elenchi o albi professionali, alla Cciaa, altre autorizzazioni connesse ad attività imprenditoriale, e «ove sussistenti, ne impone la revoca a cura del medesimo Ente che ha proceduto al suo rilascio».
«Queste misure – si conclude la nota – rappresentano un importante risultato raggiunto dalla prefettura e dalle forze di polizia e fungono da monito alla criminalità di ogni tipo, per assicurare la tutela della collettività e preservare il tessuto imprenditoriale provinciale, bloccando ogni tentativo di infiltrazione criminale. L’azione della task force non può dirsi, però, conclusa, in quanto il gruppo di lavoro proseguirà nelle proprie attività, in sinergia e con occhio vigile alla ricerca di altre situazioni degne di approfondimento».
La task force di analisi sulle infiltrazioni criminali è composto dai referenti qualificati delle forze di polizia, designati dal questore e dai comandanti provinciali dell’Arma dei carabinieri e della guardia di finanza. Le cinque misure interdittive sono state emesse all’esito di un contradditorio durante il quale i destinatari dei provvedimenti hanno inoltrato memorie e apposita documentazione per fornire eventuali chiarimenti.