Sanità, le opposizioni bocciano il piano della Regione: «Inattuabile, tornati indietro di 10 anni»

«In cinque anni la programmazione e l’edilizia sanitaria sono ancora sulla carta. Della consiliatura Marsilio non ricorderemo opere, ma solo annunci e debiti. La sanità, fra i tanti bluff del governo regionale di centrodestra, è quello più grosso e dagli effetti peggiori per la comunità, intanto in Abruzzo crescono le liste di attesa e i deficit delle 4 Asl, arrivati ormai oltre i 170 milioni di euro, come rileva anche la Corte dei Conti. L’unico primato tangibile è aver riportato la sanità regionale indietro di dieci anni».
I gruppi di opposizione in Regione (Pd, Legnini Presidente e Abruzzo in Comune) attaccano su tutta la linea la rete ospedaliera approvata dal recente consiglio [Leggi].

In conferenza stampa i consiglieri Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto e Sandro Mariani bocciano punto per punto il documento che riprogramma la rete ospedaliera e che mancava da anni.
«Non l’abbiamo votata – hanno detto i sei esponenti – perché è una legge approvata per procedere a una campagna elettorale, cercando di rivendicare risultati che non ci sono non ci o saranno perché ha obiettivi insostenibili. L’auspicio è che il nuovo governo, speriamo a guida di Luciano D’Amico, rimetta mano alla rete perché possa esserlo. L’ultima programmazione è del 2016, da allora a oggi tutto è rimasto congelato. L’attuale rete non risponde alle esigenze della comunità abruzzese, non migliora la qualità delle cure, non attrae professionisti a fare da motore al sistema e, dulcis in fundo, dovrebbe reggersi a invarianza di spesa».

I cinque anni sono definiti «di totale immobilità, che hanno visto scendere qualità e quantità delle prestazioni della sanità abruzzese». Paolucci & Co. quindi mostrano i dati: «A Ortona nel 2018 si erogavano 5.204 prestazioni nel 2022 siamo a 2.826, il 50% in meno; a Castel di Sangro si passa da 1.512 a 843, il 44% in meno; al “Renzetti” di Lanciano, si va dalle 9.051 prestazioni del 2022 a 6.287 di oggi; Sulmona, sulla carta Dea di I livello, passa da 5.379 di quando non lo era alle 3.581 della fine del lavoro di questo governo regionale; a Vasto si passa da 10.103 a 7.425; Atri da 6.200 a 5.200; Avezzano da 14.188 a 11.173; Giulianova da 4.136 a3.850; e L’Aquila da 20.819 a16.900. L’argomentazione non può essere più il Covid che ha colpito l’Abruzzo e in altre regioni».

Dato negativo anche quello riguardante la mobilità passiva: «nel 2020 -101 milioni, nel 2021 92, mentre si lasciava nel 2018 a -71 e nel 2015 -76 milioni, una crescita progressiva che rileva che chi ha potuto permetterselo ha cercato risposte fuori dall’Abruzzo».
L’Abruzzo ha anche un’altra maglia nera: la percentuale di pazienti operati di tumore al colon secondo la tempistica. In Italia si va dal 49% medio al massimo del 74%, qui da noi la percentuale è la peggiore di tutte, il 19%. «Dietro questi numeri c’è tanto dolore che resta non affrontato e che sembra non interessare affatto a chi governa, perché negli anni non ha migliorato le performance».

«Il verbale dei Ministeri – concludono i consiglieri – non risolve il problema della rete ospedaliera perché questa non risponde a nessuna delle domande poste. Il Ministero chiede di garantire le tappe dei Dea di II livello, di accelerare la tempistica per accedere alle risorse dell’articolo 20, giunto ora a 700 milioni di fondi disponibili ma che sono rimasti congelati per scelta perché non si è voluto approvare nulla. La rete dovrà trovare soluzione a problemi irrisolti come il percorso nascite a Sulmona, l’Emodinamica di Vasto. E poi c’è un passivo ormai strutturale che da -72 milioni è arrivato a -170 nel 2022 e peggiora, tanto che la Corte dei Conti rileva che c’è un livello strutturale di costi non compatibili con la sostenibilità del sistema regionale, che pur registra un aumento dei finanziamenti». 

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