Il fuoco che brucia le cataste di legna e l’acqua che bolle nei calderoni di rame sono un atavico rito collettivo. Centinaia di persone vogliono essere presenti anche quest’anno alla cottura delle fave di San Nicola, patrono di Pollutri. Le fave raccontano la tradizione cattolica che attribuisce al vescovo di Bari un miracolo risalente al Seicento: in un periodo di grave carestia, prese un pugno di fave e, quando aprì la mano, le fave si moltiplicarono tanto da sfamare tutta la popolazione. E anche oggi e domani, nella due giorni delle feste patronali, ce ne sarà per tutti: pollutresi e visitatori potranno gustare questi legumi cucinati e conditi con la semplicità della cucina di una volta, accompagnandoli con un bicchiere di vino e con il pane preparato da mani che tramandano da secoli sapienza e maestria. La cottura delle fave è anche una gara: 12 pentoloni riscaldati dal fuoco acceso e alimentato da altrettanti gruppi di persone, che si sfidano a chi riesce prima a far bollire l’acqua.
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