Cupello è «un Comune che non può e non potrà garantire per almeno quindici anni standard di qualità di vita per il cittadino paragonabili a qualsiasi altro cittadino di uno dei paesi limitrofi». È pesante il giudizio di Officina Cupello sulla situazione finanziaria del municipio. «Uno status quo che ogni giorno ci sottolinea come sia insufficiente qualsiasi tipo di programmazione di spesa, poiché ciò che si richiede è sempre più alto di quello che si può investire. Non solo siamo paralizzati, ma soffriamo anche il degrado di ciò che abbiamo e non possiamo manutenere; è sufficiente un imprevisto per vedersi sfuggire un altro bene o un altro servizio. Vedasi villa comunale e cimitero”, si legge in una nota che il raggruppamento di centrosinistra ha diramato dopo la seduta di ieri del Consiglio comunale. L’ordine del giorno presentato da Officina Cupello è stato respinto. Solo i quattro consiglieri di minoranza hanno votato a favore».
«La ricostruzione dei fatti è servita a chiarire che ciò che la maggioranza criticava ha ugualmente continuato a farlo. I mutui accesi per varie necessità non possono trasformarsi a seconda della persona o dell’amministrazione che li accende. O sono sempre investimenti, o sono sempre debiti! E per noi sono debiti. 118 debiti, per l’esattezza. Dalla seconda sindacatura Pollutri, si è proceduto ad ampliare una sciaguratezza amministrativa fatta di debiti e spese eccessive non necessarie, come evidenziato anche nella relazione KPMG voluta dall’amministrazione Marcovecchio.
Nel 2014 il problema del debito era già concreto e risaputo, al punto che in sede di Consiglio è emerso come già all’epoca fosse stata avanzata l’ipotesi di procedere a una dichiarazione di dissesto. Tuttavia, invece di affrontare la situazione con pragmaticità e schiettezza si è preferito adottare la tattica del “calcio al barattolo”, per cui in nome di una ambizione politica umanamente giustificabile si è proceduto a fare altri debiti invece di chiedere un aiuto governativo, che allora sarebbe stato possibile permettendo la ripartenza.
Nel 2019 l’attuale sindaco prendeva in carico l’amministrazione dichiarando nella Relazione di inizio mandato la totale assenza di segnali di criticità e continuando così a nascondere la polvere sotto il tappeto; eppure, chiunque avrebbe richiesto una nuova due diligence prima di accollarsi tali responsabilità. Questa mancanza evidenzia una chiara e totale continuità con la fallimentare gestione precedente. Una serie continua e interminabile di calci al barattolo fino ad arrivare ai rilievi della Corte dei Conti, ai quali si è risposto con un piano di riequilibrio finanziario totalmente irrealizzabile dove l’unica cosa certa è stata l’aumento delle tasse a danno dei cittadini, contornato da una promessa di riduzione delle spese per acquisti di beni e servizi, e di riduzione delle spese del personale».
«Questa è la storia di un Comune che vent’anni fa era sulla rampa di lancio per uno sviluppo promettente e oggi raccoglie i frutti di una gestione scellerata a danno solo ed esclusivamente di chi in questi anni ha continuato a versare tributi in maniera regolare.
È nostra abitudine salvare le persone e cercare di comprendere gli errori commessi. Ma in questa amministrazione è stato praticamente impossibile dato il comportamento ostativo che ha fatto andare deserte le commissioni di bilancio e le commissioni di garanzia, eliminando così i luoghi dell’approfondimento e del confronto dialettico.
Pertanto, dopo aver avuto incontri con il nostro revisore dei conti, ma anche con altri suoi colleghi così da acquisire il maggior numero di informazioni utili alla nostra proposta, il dissesto è apparso l’unica risposta seria e coerente a questa serie di errori. L’alternativa sarebbe stato un costante aggravamento di una situazione già di per sé al limite».