Vita Indipendente: 511 domande, fondi solo per 72. «Morte delle politiche per la disabilità»

«Sui fondi per la “Vita Indipendente” assistiamo ad un vergognoso e irresponsabile atteggiamento della giunta regionale, che, di fatto, dichiara la morte delle politiche per la disabilità». Duro attacco del segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, e del responsabile regionale Cgil ufficio Politiche per la disabilità, Claudio Ferrante.
Il tema è quello dei fondi regionali “Vita indipendente” che quest’anno ammontano a 600mila euro a fronte di domande – la graduatoria sarà pubblicata a breve – per un totale di oltre 4 milioni di euro: «solo il 14% delle richieste, cioè 72 su 511, potrà essere soddisfatto. Questo è un attacco all’autodeterminazione e, quindi, alla dignità e alla vita di tante persone con gravissima disabilità».

Una situazione simile si verificò l’anno scorso e dopo la denuncia della stessa Cgil furono trovate risorse per coprire il 100% delle domande. Ora i rappresentanti del sindacato annunciano «clamorose azioni di protesta» se non arriveranno risposte concrete dal presidente Marco Marsilio e dall’assessore Pietro Quaresimale ai quali è stato chiesto un incontro urgente.

«Forse alla Regione Abruzzo non è ben chiaro cosa significhi Vita Indipendente – concludono Ranieri e Ferrante – La persona disabile può gestire in prima persona la propria vita sulla base della valutazione dei propri bisogni e progetti. La Vita Indipendente promuove l’integrazione sociale delle persone con disabilità e favorisce la domiciliarità con un notevole risparmio sulla spesa sociale e sanitaria, attenuando l’onere assistenziale a carico delle famiglie. In estrema sintesi, Vita Indipendente vuol dire migliorare la qualità della vita della persona disabile e di chi gli sta accanto. Escludere l’86% delle persone con gravi disabilità che hanno fatto domanda significa interrompere il percorso di vita di tanti cittadini che grazie a questa legge sono andati a vivere autonomamente, distaccandosi dai propri nuclei familiari. Vuol dire interrompere il rapporto di lavoro con i propri assistenti, disintegrare l’autodeterminazione e la dignità delle persone con disabilità».

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