Invocati, promessi, richiesti e, alla fine, mai ricevuti. Quattro anni dopo, dei rimborsi per i danni da maltempo non rimane nulla, se non il ricordo delle scartoffie compilate da centinaia di cittadini con l’unico esito di restare a mani vuote e dover riparare a proprie spese auto e tetti sfondati. Allora, nel luglio 2019, erano stati chicchi di grandine grossi come palline da golf a piovere con tutta la loro forza devastante sulla costa abruzzese, con particolare violenza da Pescara in giù.
Quattro anni di attesa
Al tirare delle somme, nel 2019 il risultato era stato a sei zeri: a Vasto 12 milioni di euro, ossia la cifra complessiva necessaria per riparare le ammaccature e i vetri sfondati di 2500 automobili e i buchi in solai e finestre di 1300 abitazioni, ma anche le lesioni di strutture, infrastrutture, beni, attrezzature e le perdite di scorte delle imprese per un totale di 1 milione 213mila 354 euro. Stimate, infine, in 70mila euro le lesioni subite da beni culturali e paesaggistici.
Altro maltempo, altra conta
E veniamo a oggi. Nei giorni in cui la nuova conta dei danni è solo all’inizio, perché è ancora in corso la rimozione di tronchi e rami spezzati dalle raffiche fortissime di vento della notte tra il 2 e il 3 novembre, emerge tutto lo scetticismo verso la nuova richiesta dell’amministrazione comunale di quantificare i danni subiti dai privati e preparare la documentazione, «che potrà successivamente essere inviata alla Regione» (leggi).
«Qualcuno ha preso il risarcimento dei danni grandine 2019? È stata una corsa a fare domanda e alla fine nemmeno un centesimo». «Sto ancora aspettando il risarcimento per la grandine». E così via. Commenti stizziti di cittadini che, dopo aver aspettato quattro anni, non faranno ulteriori trafile burocratiche per chiedere altri indennizzi con la prospettiva di dover attendere all’infinito.