I lavoratori introvabili: in Abruzzo spiccano camerieri, commessi, cuochi e muratori

Poco meno di due milioni di disoccupati (dati Istat), di cui circa 800mila circa in età compresa tra i 15 e i 34 anni – e un milione i posti che le imprese non riescono a trovare. È il «paradosso» italiano disegnato dall’ufficio studi Cgia di Mestre, l’associazione Artigiani e Piccole Imprese che analizza i dati sull’occupazione e sull’economia del Paese.

Un paradosso che porta «tante aziende, anche nel Mezzogiorno, a rinunciare a una quota importante degli ordinativi, poiché non hanno le risorse umane sufficienti per far fronte a queste nuove commesse» con tante famiglie in situazione di fragilità economica e imprese che non riescono a crescere. Dalle rilevazioni della periodica indagine Excelsior condotta dall’Unioncamere-Anpal sulle realtà imprenditoriali italiane, la Cgia ha elaborato la lista delle figure professionali difficilmente reperibili.

Spiccano i saldatori ad arco elettrico, i medici di medicina generale, gli ingegneri elettronici/telecomunicazioni, gli intonacatori (che includono anche gli stuccatori, i decoratori e i cartongessisti) e i dirigenti d’azienda (di istituti scolastici privati e di strutture sanitarie private) la cui ricerca si conclude con un fallimento 8 volte su 10.
Poco sotto (fallimento della ricerca 7 volte su 10) ci sono i meccanici collaudatori, gli infermieri/ostetriche, i tecnici elettronici (installatore e manutentore hardware), i tappezzieri e i materassai, gli operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, i saldatori e i tagliatori a fiamma, gli ingegneri elettronici, gli elettrotecnici e gli operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria. 

L’Abruzzo e le province

In Abruzzo, nel 2022, le professioni più ricercate sono state camerieri e professioni assimilate (10.220 entrate, di cui 4.450 di difficile reperimento), commessi delle vendite al minuto (7.760 entrate, 1.820 di difficile reperimento), cuochi in alberghi e ristoranti (7.580, 2.530), muratori in pietra, mattoni, refrattari (7.070, 3.400), personale non qualificato servizi pulizia uffici ed esercizi commerciali (5.520, 1.260).
L’incidenza percentuale delle difficoltà di di reperimento, secondo i dati analizzati, sono più che raddoppiate dal 2017. Nel Nord-Est del Paese quasi un posto su due resta scoperto (52,5%, provincia di Bolzano). Cifre alte anche in Abruzzo con il 43,6% delle province di Chieti e L’Aquila, il 38,8% di Pescara e il 38% di Teramo.

«Investire in orientamento»

Renato Mason, segretario della Cgia, prova a a tracciare così le misure per contrastare il disallineamento tra scuola e lavoro: «Dobbiamo investire sull’orientamento, spiegando agli insegnati, alle famiglie e ai ragazzi che nella vita professionale ci si può affermare anche come lavoratori autonomi. Più in generale, comunque, bisogna ridare dignità al lavoro manuale, pagarlo di più e ricordare a tutti che gli istituti professionali e quelli tecnici non sono scuole di serie B, ma realtà che sono in grado di formare gli operai e i tecnici del futuro, molti dei quali lavoreranno in camice bianco e in dotazione avranno strumentazioni tecnologiche dal valore economico di migliaia e migliaia di euro».

I dati completi

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