L’ultimo saluto a Giulio: «La morte non ci separa». Mons. Forte: «Riconvertire la produzione»

«La vera amicizia rende inseparabili e niente, neanche la morte, può separare i veri amici». Lo hanno scritto sulle magliette che hanno fatto stampare per ricordare Giulio col suo sorriso e gli occhi sereni.

Nel Santuario di Santa Maria dei Miracoli, l’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, celebra le esequie di Giulio Romano, morto a 56 anni nella deflagrazione alla Esplodenti Sabino di Casalbordino (leggi). Il 13 settembre con lui hanno perso la vita i suoi colleghi Fernando Di Nella, 62enne di Lanciano, e Gianluca De Santis, 40 anni, di Palata (leggi).

Già in apertura di celebrazione il presule lancia un monito a «coniugare sicurezza sul lavoro e lavoro stesso».

«Quello che è successo alla Esplodenti Sabino», ammonisce poi monsignor Forte ricordando anche i precedenti incidenti, «non è più tollerabile. Si possono aprire nuove produzioni. I responsabili devono riconvertire la produzione a lavori in cui non si rischi più la morte».

Al termine delle esequie, sull’altare salgono il sindaco, Filippo Marinucci, che commosso cita le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Stefano, fratello di Giulio. «I tuoi amici dicono che eri un grande artista. Le foto dei tuoi capolavori di oreficeria hanno inondato i social. Avevi dovuto lasciare l’arte per questo lavoro», che aveva raccontato essere «difficile e pericoloso. Avevi paura».

All’uscita del feretro l’applauso di centinaia di persone accompagna Giulio verso il suo ultimo viaggio.

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