«Carcere, per gli agenti turni da 36 ore». Il caso Vasto finirà sul tavolo del ministro Nordio

Turni di lavoro da 24 ore consecutive, in alcuni casi anche 36. Insulti, minacce e aggressioni. «Ognuno esce per andare al lavoro non sapendo se e quando tornerà a casa», dicono i rappresentanti della polizia penitenziaria. La situazione drammatica che gli agenti del carcere di Vasto vivono ogni giorno da anni finirà sul tavolo del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Internati socialmente pericolosi, spesso malati psichiatrici, scontano le misure di sicurezza in una struttura sempre più vecchia e inadeguata, con un personale ormai allo stremo. L’ennesimo grido d’allarme viene accolto all’unanimità dal Consiglio comunale di Vasto nella seduta straordinaria convocata dal presidente, Marco Marchesani, allargando il dibattito ai parlamentari e ai consiglieri regionali. Intervengono i deputati Etelwardo Sigismondi (FdI), Luciano D’Alfonso (Pd) e Daniela Torto (M5S), il senatore Michele Fina (Pd), i consiglieri regionali Manuele Marcovecchio (FI), Sabrina Bocchino (Lega) e Pietro Smargiassi (M5S). I lavoratori sono rappresentati da Giovanni Notarangelo (Osapp), Fabrizio Faraci (Uil), Mario Tuzzi (Sappe), Francesco Tedeschi (Cisl), Gino Ciampa (Cgil), Lucio Di Blasio (Cgil) e, da remoto, Giuseppe Merola (Cnpp).

Vasto: rappresentanti della polizia penitenziaria presenti al Consiglio comunale

Notarangelo cita il verbale dell’incontro di due anni fa con l’allora prefetto Armando Forgione che, tra l’altro, sottolineava lo stato di degrado della struttura, in cui da anni non vengono eseguiti «né lavori di manutenzione ordinaria, né straordinaria, quindi sta cadendo a pezzi». Ma la cosa più grave è il disagio lavorativo dei poliziotti, sempre più spesso aggrediti brutalmente: «Tantissimi colleghi sono in stato d’ansia reattivo, non sono in grado di prestare servizio». Ricorda che il penitenziario di Torre Sinello «è casa lavoro dal 2013: ospita internati cui viene applicata la misura di sicurezza istituita nel 1930 dal ministro Rocco». Sono «persone pericolose, instabili, psichiatriche».

Gravi disagi vissuti «non solo a Vasto, ma in tutto l’Abruzzo, dove abbiamo i più efferati criminali provenienti da tutta Italia», precisa Fabrizio Faraci. «Vasto sta attraversando un periodo bruttissimo». Si rivolge ai rappresentanti politici: «Intervenite voi, noi siamo abbandonati. Siamo pagati per rischiare la vita, siamo numeri. Siamo essere umani, non carne da macello. A livello nazionale la carenza di personale è del 30 per cento, in Abruzzo sale oltre il 40, ma a Vasto è di gran lunga peggiore. Situazioni critiche ci sono anche a Lanciano, Pescara, Sulmona. A Vasto il personale ha più di 7mila giorni di ferie di cui usufruire» e che, di questo passo, non recupererà mai, perché gli agenti devono affrontare «24-36 ore di servizio consecutivo».

«Ci sono persone in stato d’ansia», aggiunge Tedeschi. «Gli internati ci mettono le mani addosso e non possiamo difenderci. L’unica arma è la penna: si scrive una relazione, ma poi non vengono puniti. Abbiamo bisogno di aiuto dalla politica, destra e sinistra». Ciampa parla di «condizioni da Terzo Mondo» e invita a condividere «la battaglia del personale sulle condizioni di lavoro e detenzione».

Di Blasio, educatore «al 37° anno di lavoro», chiede che questa iniziativa sia «un implicito appello al legislatore perché non sia timido nell’affrontare il dramma degli internati. Vi invito a fare un viaggio nella casa lavoro di Vasto». E mette in guardia dai membri della criminalità organizzata: «Non si esclude la presenza dei capi mandamento», che «tendono a reintrodurre la stessa situazione di potere dell’organizzazione esterna».

Nel dibattito consiliare prendono la parola Mariia Amato (La Buona Stagione), Giorgio Bellafronte (Futuro e sviluppo per Vasto), Francesco Prospero (Fratelli d’Italia), Maria Molino (Avanti Vasto), Luigi Marcello (Città virtuosa), Giuseppe Forte (Partito democratico) e Antonio Monteodorisio (Forza Italia).

Con l’accordo di tutte le forze politiche, il Consiglio ha deliberato «di impegnare l’amministrazione comunale a proseguire l’azione continuativa di coinvolgimento di tutte le istituzioni competenti, a partire dal Parlamentoe dal governo e, per esso, dal ministero della Giustizia, affinché: si proceda immantinente ad un ridisegno legislativo della casa di lavoro che consenta un effettivo reinserimento degli internati nella società dando piena attuazione all’articolo 27 della Costituzione in termini di rieducazione; sia, pertanto, attuata una riprogrammazione complessa delle attività lavorative da svolgersi presso la casa di lavoro e che l’amministrazione penitenziaria destini ad esse risorse umane e finanziarie nonché servizi adeguati; si tuteli fattualmente la vivibilità della struttura, la dignità e la sicurezza di tutte le componenti della comunità penitenziaria attraverso: la dotazione la dotazione di una direzione titolare e non più provvisoria; il rafforzamento delle risorse umane di polizia penitenziaria, che determini il ritorno a normali turnazioni, e delle unità dedicate ai servizi specialistici di assistenza alla persona e, specificamente, dei servizi Ser.D. e psichiatria; la struttura, ricadente nella Riserva naturale di Punta Aderci, sia dotata di un idoneo impianto fognante».

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