De Giovanni a Vasto annuncia il prossimo libro: “Soledad”, torna il commissario Ricciardi

«Il prossimo romanzo è della serie del commissario Ricciardi. Lo dico qui per la prima volta». La reazione del pubblico di Vasto è di sorpresa e compiacimento, quando Maurizio De Giovanni, sul finire della sua consueta partecipazione a Scrittori in piazza, fornisce qualche anticipazione sul libro che verrà: «Sarà un romanzo ambientato nel Natale del 1939, l’ultimo Natale prima della guerra. Si chiamerà Soledad, come un meraviglioso tango argentino» e «avrà un personaggio che sono ansioso di seguire, un personaggio che preme per uscire». Tornano le indagini del commissario Ricciardi, «uno che guarda nel tombino, è la persona più pesante che avrei mai conosciuto». «Quando avevo deciso di non scrivere più di Ricciardi, c’era una signora che tutte le mattine mi scriveva: “Buongiorno, Misery”», inquietante riferimento a Misery non deve morire, il romanzo di Stephen King.

Vasto: Maurizio De Giovanni ieri sera a Palazzo d’Avalos

Spostato da piazza Barbacani a Palazzo d’Avalos per l’improvviso calo delle temperature, il pubblico è più numeroso dei posti a sedere della pinacoteca. Germana Benedetti introduce la serata clou ricordando che Scrittori in piazza nacque più di tre decenni fa perché «abbiamo ritenuto la piazza un luogo non istituzionale in cui tutti possano trovare posto».

Il tema è Sorelle. Una storia di Sara, il romanzo di De Giovanni pubblicato da Rizzoli a primavera. Ad avviare il dialogo tra pubblico e scrittore è Simona Marino, docente dell’Università Federico II di Napoli. «Sorelle rientra nella serie dedicata a Sara, una donna invisibile che ha avuto una storia tragica. Ha avuto una vita molto infelice da cui riesce in qualche modo a uscire». «Ha fatto parte dell’intelligence» e in questa storia «è stata testimone delle ultime parole della vittima».

«Maurizio – ricorda Simona Marino – ha dichiarato che Sara è il suo personaggio preferito. E’ un narratore che riesce a dare sfogo ai sentimenti» e alla «passione per quella città straordinaria che è Napoli, dove è impossibile vivere, ma dove non si può non vivere». Nelle sue opere c’è «una critica costante nei confronti dell’arroganza del potere. Denuncia le collusioni tra politica e mafia».

De Giovanni esordisce parlando di libri, librai e Scrittori in piazza: «Un libro è inclusivo per natura» e il libraio sa quale libro è adatto al singolo lettore, «lo sa prima del lettore stesso, è un sarto dell’anima, la conosce molto più di quanto la conosca tu». «Scrittori in piazza è una cosa enorme, fatta da una grande donna che ha un’impresa folle».

«Ci sono due tipi di scrittori: quelli che raccontano se stessi e quelli che raccontano gli altri. Per raccontare te stesso devi aver fatto una vita enorme, come Hemingway. Ma se riesci a entrare nelle vite degli altri e le sai guardare, sei in un qualcosa di inesauribile. Noi raccontiamo la strada, noi raccontiamo la vita degli altri. Basta guardare in alto, non pensare a se stessi. La cronaca racconta i fatti, l’autorità giudiziaria giudica le responsabilità, ma per comprendere c’è bisogno di una storia». In Sorelle al centro della narrazione torna Sara, «un personaggio scomodo. Non si trucca, non si tinge i capelli e non porta le scarpe coi tacchi perché odia le bugie». Infatti il suo compito nei servizi segreti era leggere verità o bugia nelle espressioni dei volti delle persone. «Sara ha il potere dell’ascolto», «è apparentemente insignificante ma, se la guardi una volta di più, ti rimane nella mente. Ha il fascino dell’inconsueto».

Poi le domande del pubblico. Una sull’intelligenza artificiale: «Io – risponde De Giovanni – non conosco manco l’intelligenza mia. Non ho paura dell’intelligenza arificiale nella narrativa, perché amo le imperfezioni. Non credo che l’intelligenza artificiale riesca a riprodurre le imperfezioni». Poco disponibile a farsi intervistare alla fine dell’evento.

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