Mentre si attende l’esito delle nuove analisi – quelle precedenti hanno rivelato la presenza eccessiva di batteri coliformi e di escherichia coli – il divieto a scopo potabile dell’acqua in tre contrade di Cupello, diventa motivo di scontro politico. L’ordinanza è stata firmata dal sindaco Graziana Di Florio il 25 agosto scorso per le utenze di Montalfano, Ributtini e Reale.
Il divieto
Come ha meglio specificato in un post sul profilo Facebook del Comune, il primo cittadino spiega che i valori non conformi sono stati riscontrati una fontana pubblica di Montalfano: «Poiché la condotta che alimenta la fontanella è la stessa che alimenta Ributtini e Montalfano, così come da disposizione degli organi preposti Sian, l’ordinanza è stata estesa anche alle contrade. L’ordinanza vieta l’uso e l’assunzione dell’acqua tal quale fino alla esecuzione di nuove analisi, che verranno effettuate domani, lunedì. Ho sollecitato e raccomandato la Sasi, in collaborazione con gli uffici preposti della Asl, a provvedere alla risoluzione del problema nel più breve tempo possibile. La raccomandazione è quella di fare bollire l’acqua, poiché questi germi muoiono ad elevate temperature».
«Non basta un’ordinanza»
Officina Cupello – che annuncia un’interpellanza a riguardo – definisce «tardivo e parziale» l’intervento del sindaco che «ha prodotto una diffusa preoccupazione per i circa mille concittadini residenti nelle contrade». «I nostri concittadini – spiegano dal gruppo di centrosinistra – sono al momento privi di un protocollo di gestione sanitaria delle proprie attività domestiche e collettive, che possa mettere al sicuro ciascuno. I cittadini legittimamente lamentano di non sapere come comportarsi, non hanno indicazioni su come utilizzare l’acqua delle cisterne e neppure sull’impiego dell’acqua per finalità agricole, ancor più un periodo come quello attuale dedicato alla lavorazione dei pomodori in un territorio a forte vocazione agricola».
Inoltre, Officina Cupello aggiunte che «mancano le autobotti che forniscono l’acqua e il primo mezzo di informazione è stata la pubblicazione dell’ordinanza via Facebook, mentre lo speakeraggio è stato effettuato solo il giorno seguente tant’è che molti cittadini hanno dovuto avvisare personalmente i più anziani andando casa per casa: hanno fatto, cioè, quello che avrebbero dovuto fare gli amministratori. Non basta un’ordinanza per sollevarsi dalle responsabilità. Urge un serio intervento che illustri i comportamenti corretti nello svolgimento delle normali azioni quotidiane».