Un detenuto di 37 anni cerca di impiccarsi. Gli agenti della polizia penitenziaria intervengono a salvarlo. È accaduto ieri a Vasto, nel carcere di Torre Sinello. Il detenuto è stato trasferito dal 118 all’ospedale psichiatrico di Foligno. In perenne carenza d’organico e di conseguenza costretti a turni massacranti, gli agenti tornano a levare il loro grido di dolore.
Lo fanno tramite Giovanni Notarangelo, segretario locale del sindacato Osapp, secondo cui «quello che sta accadendo da circa 10 anni a questa parte – scrive in un comunicato – è qualcosa che non è più concepibile in un paese che si definisce civile, quello che è accaduto nel pomeriggio di ieri 16 agosto 2023 ha dell’incredibile, allora ci chiediamo per quanto tempo ancora, per quanto tempo ancora dobbiamo denunciare. Per quanto tempo ancora dobbiamo gridare? Per quanto tempo ancora dobbiamo rivendicare i nostri diritti? Chi è il nostro datore di lavoro? Chi assicura quanto previsto dall’articolo 2087 del Codice Civile “tutela delle condizioni di lavoro”. Chi ridarà mai dignità al corpo della polizia penitenziaria fatto da uomini e donne che tanto vengono osannati solo nelle solite occasioni di circostanza. Chi ascolta le nostre grida di aiuto?
È mai possibile che quel brutto colore come il grigio che ormai è predominante su tutto e tutti e che trasmette quel senso di disperazione abbia contagiato i nostri vertici? Non riusciremo mai a dimenticare le giornate infernali di questi ultimi anni, quella di ieri, in particolare, ha visto nel carcere di Vasto, il doppio intervento del 118 del nosocomio vastese e della squadra di emergenza della polizia penitenziaria, si perché se non lo sapete anche noi abbiamo i nostri Ris, Gis, Nocs ecc., di Vasto, Lanciano, Chieti e Pescara, per un totale di otto uomini, per fronteggiare un solo detenuto che aveva messo a soqquadro un intero reparto detentivo dopo l’ennesimo tentativo di auto impiccamento, scongiurato solo grazie all’intervento di quei pochi uomini in servizio (cinque, compresa al sorveglianza generale), costretti a doppi turni, a sevizi massacranti, a 15/20 giorni senza usufruire de riposo settimanale. Amore mio, figli miei, – scrive Notarancelo nel comunicato – stasera papà non rientra a casa, non può portarti a fare la passeggiata, a gustare un buon gelato perché deve ancora fare servizio e non sa fino a quando, ci vediamo domani forse, sperando che nulla accada di così grave, se riesce a salvare la pelle, se il cuore e le forze reggeranno ancora, forse se non senti le sirene dell’ambulanza e se non c’è dentro papà. Non è più concepibile e non più rinviabile avere una risposta, vogliamo saperlo, chi si prende cura di noi rinchiusi in quattro mura in virtù di un giuramento, chi si prenderebbe cura dei nostri familiari se non avessimo più retto? Se fossimo vittime del dovere?
Grazie, un grazie di vero cuore a quei pochi uomini che nella giornata del 16 di agosto 2023, presenti in servizio nel pomeriggio, sono riusciti a salvaguardare l’ordine e la sicurezza, grazie alla loro abnegazione, al senso del dovere, al rispetto per le istituzioni, al dovere derivante dal mandato istituzionale di custodire e curare. Grazie al comandante del reparto, vice ispettore Anna Uras, grazie al direttore, dottoressa Armanda Rossi, grazie al funzionario giuridico pedagogico, Lucio Di Blasio, grazie ai cinque uomini presenti coadiuvati da un assistente capo coordinatore e non da un sovrintendente o da un ispettore. Tutti come una vera squadra non hanno arretrato di un centimetro per far fronte all’evento critico del momento, tutti si sono fatti parte attiva affinché venisse ripristinato l’ordine e la sicurezza all’interno della sezione circondariale, encomiabile e costante il supporto laddove la situazione avrebbe potuto avere conseguenze ancora e più gravi ma, soprattutto ancor più onerose. Per quanto tempo ancora?»