Si apre sabato 12 agosto negli spazi dell’ex Fervisma di Contrada Santa Liberata la mostra “Secondo Piano” curata da Erica Gismondi. All’esposizione prendono parte gli artisti Ettore Matteucci, Gahel Zesi, Gennaro De Luca, Mario Rossi, Sara Ambrosino e Sofia Torchia. Tutti gli artisti frequentano l’Accademia delle Belle Arti di Roma. “Secondo Piano” è una collettiva situata al secondo piano di un cantiere abbandonato. Il progetto ha sfidato gli artisti a confrontarsi con uno spazio non congegnato per una mostra d’arte ma progettato per diventare un’abitazione. La destinazione ’ultima dell’edificio non ha mai visto la luce e dunque l’ambiente stesso ha permesso agli artisti di far coesistere le loro opere con uno spazio da non modificare ma piuttosto da valorizzare.
La scelta del nome, oltre ad essere legata alla sua collocazione, richiama anche quel sostrato di convenzioni con cui il mondo degli adulti relega l’esperienza e la sensibilità ad un puro frutto dell’età. Ed è qui che vi è la cesura: a ciò che la generazione passata destinò un futuro di rovina e di abbandono, quella presente dedica il proprio lavoro, rendendo vivo uno spazio in precedenzascartato.
Ettore Matteucci presenta “Corpi”, un’installazione formata da 5 sculture composte da filo di ferro e argilla dipinti con inchiostro. L’artista le percepisce come estensioni esterne di se stesso. Sono creature viventi che sono in balia di uno stato costante di sofferenza a cui non possono sfuggire. L’unica scelta possibile è la contemplazione, in uno stato di quiete, di quella stessa sofferenza. Queste bambole sono il risultato di un’arte processuale che modella la propria forma durante la sua stessa creazione, simbolo di un’elaborazione del propio dolore psicofisico e del proprio stato mentale in quell’istante.Una ricerca non scientifica ma percettiva e emotiva che si evolve senza cercare una soluzione masolo l’accettazione.
Gahel Zesi espone “Tradizioni Paranoiche” è un’installazione composta di tre acquerelli su mussola e un tavolo imbandito con pagnotte segnate da svastiche. In una stanza spoglia una mensa è circondata da tre acquerelli. Soggetto di questi ultimi donne acconciate come tipiche sorridenti casalinghe anni ’50 intente in differenti azioni. In un periodo storico in cui le strutture del potere patriarcale continuano a venire messe in discussione, esse si scontrano sempre con un forte attaccamento al modus operandi tradizionale . Ed ecco che In questo scenario la casalinga diventa un archetipo, una fantasia erotica, una stridente imposizione sociale che la eleva, ma che allo stesso tempo la denigra poiché non considerata a tutti gli effetti “lavoratrice”. Così l’acquerello e l’inchiostro con il loro sfaldarsi mostrano immagini riconoscibili ma in via di disfacimento, volte a sottolineare l’obsolescenza di quella realtà. La tavola con il suo pane marchiato riflette la paranoia estremista di quella fetta di societá che è terrorizzata dall’ipotesi di cambiamento e dalla libera scelta delle donne .
Gennaro De Luca propone “Strato Impermeabile” è una serie di sculture in cui la cera che ricopre gli oggetti diventa una barriera concettuale volta alla rarefazione dell’immagine e dei suoi significati. La cera, utilizzata per la conservazione di cibi, è ora impiegata allo stesso modo nei confronti della pietra, della plastica , della ceramica ecc…al fine di porre un confronto tra l’organico e l’inorganico attraverso analogie formali tra gli elementi.
Mario Rossi con “Cimitero” offre al visitatore un’installazione in cui convivono dipinti ad olio su tela e stampe digitali su carta. Questi elementi, accomunati dai soggetti, vogliono essere un delicato e fragile memento mori. Fiori appassiti morenti su delle tombe di un cimitero popolano i dipinti , così da ricordarci il nostro destino comune.La natura organica e la dimenticanza, conseguenza dello scorrere del tempo fautore della quasi totale cancellazione di ciò che fu. Questi i fattori comuni che legano la persona comune alla fragile esistenza degli steli secchi. Così, anche se nelle opere si intravedono i nomi di persone che furono sulle tombe (per spiritodocumentativo), i quadri prendono tutti il nome Mario Rossi, con a seguire l’anno della morte.In conclusione tutta la ricerca si riconduce all’uomo comune: anche le stampe infatti sono lariproduzione di manifesti mortuari in cui ogni nominativo è sostituito con il nome Mario Rossi,personificazione del chiunque.
Sara Ambrosino con “Tonalità 02” espone una scultura che impiega blocchi di cemento ricoperti di fondotinta.La base da cui emerge quest’opera è una riflessione sulla bellezza standardizzata, principalmente, ma non solo, dell’immagine femminile. La pelle, superficie calda, viva, morbida, diventa inanimata sotto gli strati copiosi di prodotti di make-up , smette di respirare, può diventare pietra, marmo, tela.Tramite l’azione del truccarsi avviene, inoltre, una sorta di oggettificazione dell’immagine del sé.Alcune donne o uomini infatti si rifiutano di mostrarsi senza filtri, facendo perdere alla pelle la suanaturalezza. Il paragone con i materiali utilizzati è immediato e giustamente correlato alla conformità alla qualela società si piega.Imperativo di tutto sembrare di essere e non di essere; quindi, al di sotto di tali cosmetici cosa c’èveramente? Una pietra.
Sofia Torchia ha invece realizzato la serie “Cane 3” sul divano è composta da tre tele ad olio di grandi dimensioni. Il soggetto cane e il suo rapporto con l’ambiente domestico sono il fulcro di questi sprazzi di vitaquotidiana.L’artista porta avanti una documentazione scientifica che inizia con il fotografare l’animale senzaricercare una posa studiata ma riprendendo la realtà così com’è, senza filtri o finzioni. I cani diventano oggetto di studio e, denominandoli “cane 1 cane 2 cane 3”. si procede con il progressivo annullamento dell’’affettività nei loro confronti.In questa serie il protagonista è cane 3 che si interfaccia in vari atteggiamenti con l’elemento umano. Il rapporto che si instaura tra uomo e animale rassicura tanto il secondo da sentirsi libero dimostrare parti del suo corpo come pancia e genitali.Tutto ciò viene rappresentato con colori saturi e brillanti per sottolineare il carattere giocoso e spensierato del cane e aggiungere ironia alla sua mancanza di pudicizia.