Si celebra oggi il 31° anniversario della strage di via D’Amelio nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina.
Il Movimento delle Agende Rosse Abruzzo ricorda quei tragici fatti con uno striscione sulle mura del Palazzo di Città (per il quale ringraziano sindaco e giunta) e con le parole di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo.
«Non possiamo accettare che si ammetta l’esistenza della trattativa ma se ne assolvano, perché “il fatto non costituisce reato” i funzionari dello Stato che la hanno iniziata e portata avanti dato che questa trattativa non ha fermato le stragi ma le ha moltiplicate.
Non possiamo accettare che venga sancita la prescrizione del reato di depistaggio, anche se ad essere processata avrebbe dovuto essere tutta la catena di comando del depistaggio stesso e non i funzionari che hanno materialmente istruito il falso pentito Scarantino.
Non possiamo accettarlo perché il lungo tempo passato dal reato che ne ha portato alla prescrizioni è una diretta conseguenza del reato stesso.
Non possiamo accettare che nella motivazioni di questa sentenza si affermi che il lungo tempo passato, più di 30 anni, renda oramai difficile pensare di potere arrivare alla Verità».
«Si adombra così lo sciagurato concetto della improcedibilità introdotto dalla riforma Cartabia e la rinuncia dello Stato ad essere uno Stato di diritto e di rendere Giustizia alle vittime di un reato. Passassero pure cento anni, Giustizia deve essere fatta e noi, e speriamo di continuare ad essere sempre di più, continueremo a combattere fino all’ultimo giorno delle nostre vite per avere Verità e Giustizia non soltanto verso chi ha materialmente compiuto la strage ma soprattutto nei confronti di chi ne è stato complice».
«“Quando verrò ucciso”, diceva Paolo negli ultimi giorni della sua vita, “sarà stata la mafia ad uccidermi ma saranno stati altri ad aver voluto la mia morte”. Questi altri non solo non hanno pagato per i loro delitti ma godono oggi i frutti del colpo di stato realizzato grazie anche a queste stragi e dal passaggio dalla prima alla seconda Repubblica».