È inammissibile il ricorso collettivo contro le tariffe della tassa sui rifiuti del Comune di Vasto. Lo ha deciso il Tribunale amministrativo regionale e ora sui 160 cittadini che hanno presentato ricorso collettivo grava l’obbligo di pagare tremila euro di spese processuali. Una lettera in tal senso stata recapitata a ogni ricorrente. È firmata dal sindaco, Francesco Menna.
I cittadini avevano impugnato la delibera numero 26 del 3 aprile 2019 con cui il Consiglio comunale aveva approvato il Piano finanziario relativo ai costi di gestione del servizio rifiuti e delle tariffe Tari per l’anno 2019 chiedendo ai giudici amministrativi l’annullamento previa sospensiva. Ricorso dichiarato inammissibile dalla sezione di Pescara perché otto ricorrenti «non sono soggetti alla tassa sui rifiuti e non hanno, quindi, in comune con gli altri la medesima situazione sostanziale». Inoltre, «le tariffe Tari tra il 2018 e il 2019 non sono cambiate, cosicché l’ipotetico annullamento delle tariffe del 2019 determinerebbe l’applicazione di quelle precedenti di pari importo, di qui, anche sotto questo profilo, la carenza di interesse al ricorso e la sua inammissibilità». Il collegio – composto dal presidente, Paolo Passoni, e dai consiglieri Renata Emma Ianigro e Fabio Belfiori – ha deciso che «anche nel merito esso appare, comunque, infondato».
La sentenza di rigetto comporta il pagamento delle spese processuali. Il sindaco ieri ha inviato una lettera ai 160 ricorrenti, cui annuncia che «è doveroso comunicare che il Tar ha condannato in solido tra loro tutti i ricorrenti alle spese legali, con un esborso pari a 3000 euro oltre Iva e accessori. Dispiace anche evidenziare che le spese legali sono per legge irrinunciabili per l’ente». Nella missiva, Menna afferma che è stato «accertato che, contrariamente a quanto affermato nel ricorso, il Comune di Vasto non ha affatto aumentato la Tari 2019».
