Le famiglie aperte alla vita non sono necessariamente formate da una madre, ma sono quelle che amano». I Giovani democratici rispondono alla presa di posizione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, sull’Abruzzo Pride, in programma a Chieti sabato 24 giugno.
«Fa piacere sapere che le battaglie sui diritti, il rispetto di sé stessi, l’accettazione del proprio corpo nella sua femminilità e\o mascolinità (importante nell’incontro con l’altro diverso da sé, per arricchirsi reciprocamente), sia progetto comune tra società e Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Per questo ringraziamo vescovo per le sue parole”, scrivono in una nota i Giovani dem della provincia di Chieti. Poi esprimo i motivi del loro dissenso, perché «ci teniamo a precisare, facendoci in parte portavoce di una idea collettiva che accomuna la comunità dei Giovani democratici a quella delle moltitudini di realtà che animeranno la manifestazione il prossimo fine settimana, che nessuno ha mai parlato di “cancellare la differenza sessuale perché non si sa più confrontarsi con essa”».
«Le famiglie aperte alla vita – affermano i Giovani democratici – non sono necessariamente formate da una madre e un padre, ma sono quelle che amano. “Donare la vita” prima di essere un dono è una responsabilità, cosa che rimane estremamente chiara a chi decide di formare una famiglia in termini non biologici, senza contare che definire la “fecondità” come fine e non come mezzo ci pare totalmente contradditorio rispetto al concetto di rispetto del corpo e della sessualità. L’accettazione del proprio corpo, come ha espressamente scritto nel suo comunicato, è fondamentale nel rispetto e nell’ incontro con l’altro. Questo è rilevante in relazione all’educazione degli adolescenti e dei giovani, nell’accoglienza di varie etnie con culture e lingue diverse dalla nostra e dei richiedenti asilo, per questo esiste la giornata internazionale del rifugiato. Sa, avremmo accolto con gioia sue parole al riguardo, nella giornata di ieri. Dispiace constatare che il tema dell’immigrazione venga usato oggi per accusare e non ieri per accogliere.
Saremo sempre rispettosi delle convinzioni etiche e religiose di ciascuno, perché crediamo che questo rispetto goda di reciprocità. I diritti non sono obblighi, ognuno è libero di scegliere chi essere, come realizzarsi, con chi stare. Solo perché alcune scelte non rientrano in quelli che sono i “canoni” religiosi e sociali odierni, non significa che siano meno importanti di altre. L’invito al Pride è aperto anche a lei, se vorrà essere presente saremo felici di accoglierla con tutto il rispetto e potrà constatare con i suoi occhi che la più bella manifestazione di amore viene da chi è libero di essere se stesso».