Abruzzo Pride, arcivescovo Forte: «Non è sana la pretesa di cancellare la differenza sessuale»

«Se da un lato il messaggio di non discriminare nessuno non può che essere condiviso, dall’altro non è sana la pretesa di cancellare la differenza sessuale». A tre giorni da Abruzzo Pride, in programma il 24 giugno a Chieti, monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, lancia questo messaggio a chi vi prenderà parte, a chi vi si asterrà, come a chi sente quest’evento come estraneo o contrario alle proprie convinzioni e alla storia della città e della sua cultura».

Bruno Forte

Il presule cita l’enciclica Laudato sì di Papa Francesco, in cui si afferma che «l’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere se stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa».

Monsignor Forte ritiene fondamentale «la gratitudine per aver avuto nella nostra infanzia un papà e una mamma ed essere cresciuti all’interno di famiglie aperte alla vita; la consapevolezza che donare la vita è la gioia più grande ed il dono più augurabile per tutti e per ciascuno, poiché in questa relazione vitale si esprimono l’amore reciproco e la sua fecondità».

Inoltre, «la differenziazione sessuale – dice l’arcivescovo – è vitale e arricchente per la crescita di tutti: più siamo capaci di accoglierci autenticamente sul piano sessuale, più ci accorgiamo di essere capaci di accogliere le persone provenienti da altre etnie, lingue e culture, nella loro nativa ricchezza sociale e politica, diventando così anche più aperti all’accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo».

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