Francesco Capello, maestro dell’iperrealismo, espone a Vasto nella Sala “Bontempo” di Palazzo d’Avalos da oggi 19 giugno al 2 luglio. La mostra è a cura dell’Associazione delle Competenze Multidisciplinari-Acm che descrive così l’autore: «Francesco Capello ferma l’attimo, concede il viaggio nei ricordi, imprime istanti colti da una luce che si fa parola donando alle immagini una vita sempre nuova. L’arte di Capello è intensa, arriva e racconta, le scene restano impresse negli occhi e invadono il piano dipinto con stupefacente leggerezza e determinata consistenza insieme».
La stessa associazione ha realizzato un’intervista con l’artista.
Le immagini che lei ci regala sono limpide, pulite, immediate, cosa ci sta dicendo?
Sono sempre stato fedele ad un linguaggio, che ai tempi del mio esordio era un modo di andare controcorrente. Mi è sempre interessata l’immagine immediatamente comunicativa, ritengo che sia il modo più consono a veicolare i messaggi che intendo trasmettere con la pittura.
Le sue opere parlano di viaggio, mezzi di locomozione a due o quattro ruote, ma anche a piedi, sulla strada, in attesa di qualcosa. Dove vanno i suoi personaggi e cosa attendono?
La “strada” è il mio taccuino su cui annoto le mie sensazioni le mie emozioni e i miei ricordi: Le vecchie pompe di benzina, le vespe, le auto e le figure, tutte rappresentazioni ricreate in situazioni che, spero, trasmettano dejà vu di ricordi piacevoli o di sensazioni e emozioni positive C’è parecchia internazionalità nelle mie rappresentazioni pittoriche, ma poi il piacevole ritorno a casa con la rappresentazione dei “miti” (Vespe e Ferrari) dell’italico ingegno.
Lei riproduce la fulgida bellezza che si muove nel mondo fermandola in fotogrammi che vivono, è l’arte che la rende così attraente o è la bellezza che fa crescere l’arte?
Ogni mio dipinto, è un fotogramma che rappresenta il film della mia vita professionale. Scelgo le cose e le scene che mi danno piacere e felicità per la bellezza che io intravedo e le rappresento, nel modo che ritengo il più comunicativo possibile, in immagini ricontestualizzate in un realismo radicale, che oggi è comunemente conosciuto come iperrealismo.
La Città del Vasto la accoglie sempre con grande entusiasmo, pensa che i piccoli centri possano essere buoni veicoli dai quali partire per diffondere un pensiero, un’emozione?
Ho esposto in varie parti del mondo, sia in grandi città (New York, Los Angeles, Palm Beach, Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Madrid, Barcellona, Lione ecc.) che in piccoli centri, in mostre personali e collettive. Non ho mai riscontrato grandi differenze, nei piccoli centri è più facile avere visibilità per una questione numerica, comunque la differenza la fanno le persone