Venerdì 16 giugno (ore 18) nell’area bar/fontana della villa comunale di Vasto, si terrà l’evento politico culturale Il massacro dei Palestinesi, le responsabilità di Israele, degli Usa e dell’UE.
Il dibattito è il primo di una serie di iniziative nazionali promosse dal Centro studi “Domenico Losurdo”, organizzate dalla rivista Cumpanis e dall’associazione Costituente Comunista. Interverrà il presidente dell’associazione dei prigionieri palestinesi, Bassam Saleh’ assieme a Isa Maya (responsabile dei Giovani Palestinesi italiani). Con loro si confronteranno il senatore Fosco Giannini, direttore di Cumpanis, e il portavoce nazionale di Costituente Comunista, Dario Leone. Saranno moderati da Michele Giambarba (presidente di Costituente comunista). Attesi i saluti istituzionali del sindaco Francesco Menna e dell’assessore Paola Cianci.
«Sebbene sia sempre più precipitata in un vero e proprio cono d’ombra dell’opinione pubblica internazionale e, soprattutto in Occidente, sparita dall’orbita dei mass media, in particolare della grande stampa e dell’informazione dominante, quella cui banalmente ci si riferisce spesso come “questione palestinese” e che va, invece, sotto il nome di lotta di liberazione del popolo palestinese è e resta una vicenda cruciale, sotto molteplici aspetti. Dal 1967, la situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati è in costante deterioramento, principalmente a causa delle gravi violazioni del diritto internazionale, tra cui la segregazione su base etnica e la sottomissione da parte della potenza occupante, Israele. Ciò ha assunto diverse forme: restrizioni draconiane alla libertà di movimento dei palestinesi all’interno e all’esterno dei Territori Palestinesi Occupati; repressione della partecipazione politica e della partecipazione civica; negazione del diritto di residenza e del ricongiungimento familiare; espropriazione di terre e proprietà palestinesi; trasferimenti forzati; uccisioni illegali; arresti e detenzioni arbitrarie, anche di minori; impedimento e negazione dell’aiuto umanitario e della cooperazione internazionale; negazione della proprietà e dell’accesso alle risorse naturali; violenza dei coloni; e violenta repressione della resistenza popolare contro l’occupazione», spiegano gli organizzatori.