«Ho combinato un guaio, ho ucciso mia moglie». Lo disse Angelo Bernardone ai carabinieri di Casalbordino quando andò a costituirsi in caserma dopo aver ucciso sua moglie, Maria Rita Conese, 72 anni. Quel giorno, il 76enne la gettò da un ponte alto più di dieci metri sul fiume Osento, sulla provinciale che collega Casalbordino ad Atessa. La donna, malata di alzheimer, spesso voleva essere accompagnata sulla tomba dei genitori, nel cimitero di Atessa. A volte li credeva ancora vivi.
Poco dopo aver scaraventato la moglie giù dal ponte, Bernardone prima avvisò i figli e poi andò a costituirsi, raccontando ai militari la dinamica dei fatti e portandoli sul posto. Quegli stessi carabinieri che oggi hanno testimoniato nell’aula della Corte d’assise di Lanciano alla presenza dell’imputato. «Nell’immediatezza, sembrava quasi non rendersene conto», racconta l’avvocato difensore, Vincenzo Cocchino, intervistato dalla Tgr Rai. «Ora è molto, molto provato. È aiutato, per fortuna, dai figli, che hanno compreso».
I quattro figli si sono costituiti parte civile e sono rappresentati in giudizio dall’avvocato Giampaolo Di Marco. Prossima udienza il 29 settembre. L’imputato parlerà in aula il 30 ottobre.