La prossima estate sarà libero un tratto di oltre cento metri di spiaggia nel centro di Vasto Marina. Il Comune ha revocato le storiche concessioni La Bussola (la più grande del litorale) e Lido del Sole, che da decenni offrivano i loro servizi a vastesi e turisti. Lo ha fatto alla fine di un iter giudiziario e amministrativo durato circa cinque anni.
Stamattina in una conferenza stampa il sindaco di Vasto, Francesco Menna, l’assessora al Demanio, Paola Cianci, il dirigente del medesimo settore, Alfonso Mercogliano, e l’avvocato del Comune, Nicolino Zaccaria, hanno parlato della lunga procedura avviata nel 2018, anno in cui il dirigente dell’ufficio Demanio aveva emanato il provvedimento di revoca a seguito di una vicenda legata alla compagine societaria. L’atto era stato impugnato dai titolari delle concessioni prima davanti al Tribunale amministrativo regionale e poi al Consiglio di Stato. Un contenzioso che, tra sospensive e decisioni di merito, si è trascinato fino a dicembre 2022, quando il Consiglio di Stato ha respinto l’istanza revocatoria presentata dalle società, «accertando – spiega Zaccaria – che l’operato del Comune è stato corretto e le concessioni sono decadute».
Lo scorso 14 aprile Mercogliano ha firmato un’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi con l’eliminazione, entro un mese, «delle opere che non sono di difficile rimozione, con espresso avvertimento che, in caso di mancata ottemperanza, possiamo procedere coattivamente rivalendoci sulla proprietà. Ieri abbiamo ricevuto una lettera in cui le due società si rendono disponibili a dare esecuzione all’ordinanza».
«Abbiamo verificato – dice Menna – se fosse possibile assegnare per l’estate 2023 una concessione temporanea, ma la legge non ce lo consente. Quindi lasciamo libero accesso a quel tratto di spiaggia, poi da ottobre provvederemo ai bandi di assegnazione».
«Come tutti i Comuni costieri – afferma Cianci – viviamo una fase di incertezza nell’attesa che il governo emani le nuove linee guida. La direttiva europea Bolkestein comporta un divieto di proroga, quindi l’obbligo per gli Stati membri di pubblicare un bando alla scadenza dei sei anni di concessione». Se l’Italia non si uniformerà alla direttiva del 2006, l’Ue proseguirà con la procedura d’infrazione (sospesa dal 2020 in attesa di una riforma della normativa italiana) che, al termine di un procedimento complesso, porterà a un’ammenda molto salata. Centinaia di milioni di euro.