Zona industriale, rendere ciclabile una corsia di via Osca, il «no» degli imprenditori

No alla pista ciclopedonale su una corsia di via Osca, la strada che attraversa la zona industriale di Vasto. Il parere nettamente contrario è di Oasi (Occupazione, ambiente, sviluppo industriale), l’associazione che raggruppa gli imprenditori del nucleo industriale di Punta Penna. Lo esprime in una lettera inviata ai presidenti di Regione Abruzzo, Marco Marsilio, Provincia di Chieti, Francesco Menna, ma anche a Comune, Arap, Ufficio circondariale marittimo e Prefettura.

Vasto. La zona industriale, via Osca e il porto di Punta Penna

«La proposta – si legge nella missiva – se accolta, comporterebbe un notevole disagio per l’ingresso e l’uscita dalla zona industriale, con un conseguente impatto negavito per le attività portuali. Va ricordato, per amore di verità, che la questione, già in passato, è stata ampiamente analizzata e dibattuta tra tutti i portatori di interesse locali. Proprio l’amministrazione provinciale di Chieti, consapevole dei risvolti problematici legati al traffico pesante che interessa la zona industriale e portuale, ha predisposto un progetto, in assonanza con le indicazioni delle imprese portuali, i trasportatori e Confindustria, ottenendo i pareri favolervoli di Capitaneria di porto, Comune di Vasto, regione, Arap e Patto Trigno-Sinello. La proposta tecnica è stata inviata alla Regione Abruzzo per reperire i relativi finanziamenti ed è stata inserita nel più ampio progetto che interessa anche il restante tracciato di Cerrano, Torino di Sangro e Casalbordino. Va detto, per inciso, che se via Osca diventasse a un solo senso di percorrenza, considerando il solo traffico legato alle merci, abitualmente stoccate nei magazzini della zona industriale, si produrrebbe un danno economico superiore a trecentomila euro. Infatti, il percorso a una sola direzione di marcia passerebbe dagli attuali cinque chilometri a ben tredici dove al costo di percorrenza si sommerebbe quello del nolo delle navi, ion conseguenza della minor resa giornaliera per le operazioni di carico e scarico. Pensare che la soluzione, anche se temporanea, possa risuolversi con l’apposizione di qualche cartello stradale e la segnaletica orizzontale non è serio e non è rispettoso cerso chi lavora ogni giorno e si confronta con il mercato della logistica infrastrutturale del porto e dei suoi servizi. La competitività delle aziende del territorio si basa, essenzialmente, sulla disponibilità di prestazioni efficienti e sulla riduzione dei costi.

Proposte come queste, senza una seria capacità di confronto e ascolto, buttano discredito sul porto e sullo stesso suo sviluppo, a maggior ragione adesso che lo scalo è diventato di interesse nazionale ed è stato inserito, a pieno titolo, nel sistema dell’Autorità portuale di Ancona. Se Vasto è ancora considerato un polo attrattivo di investimento, come dimostra la recente acquisizione della Sider Vasto da parte del gruppo Arvedi, il merito è anche della capacità organizzativa e programmatoria dimostrata negli anni e a valenza del suo porto. Invitiamo tutti gli enti, le imprese e la popolazione a vigilare e contrastare queste proposte e difendere il porto quale volano di sviluppo dell’intero territorio bisognoso di crescita e lavoro”.

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