Dopo il rito della Professione dei Novizi della Domenica delle Palme, e le audizioni di musiche sacre del Lunedì e del Mercoledì Santo si entra nel vivo della Settimana Santa, i cui riti a Lanciano sono curati dall’Arciconfraternita Morte e Orazione “San Filippo Neri”, fondata nel 1608 e tra le più antiche della città. Nel giorno del Giovedì Santo tutta la comunità frentana, religiosa e non, attende le ore crepuscolari per stringersi in un abbraccio che è simbolico, ma anche fisico, dinanzi alla chiesa di Santa Chiara nel quartiere Borgo. All’interno dell’edificio storico (che è anche sede dell’arciconfraternita) viene allestita la rappresentazione scenica del sepolcro di Gesù Cristo, che ogni anno cambia e offre al fedele degli spunti sempre nuovi di riflessione: punto focale del sepolcro è la statua lignea del Cristo Morto che spinge alla meditazione, alla preghiera ed al raccoglimento.
A tarda serata, una volta compiuto il rito dei Sepolcri si attende che le porte della chiesa di Santa Chiara si aprano nuovamente, questa volta per far uscire la fiaccolata degli Incappucciati. Questa prima processione è riservata ai soli confratelli maschi che, con il volto coperto da un cappuccio nero e con i passi illuminati dalla tenue luce delle fiaccole, iniziano il loro cammino tra le strade del centro storico. Il gonfalone del pio sodalizio apre tra due ali di folla la processione il cui punto focale è senza dubbio rappresentato dal Cireneo: un confratello scalzo scelto dal priore come il più meritevole, che impersona Simone di Cirene, colui che secondo i Vangeli aiutò Cristo durante la salita al Calvario.
Il Venerdì Santo è invece il giorno del Funerale di Gesù ed il centro della solenne processione è la settecentesca statua del Cristo, deposta sul talamo. Attorno a lui sfilano i confratelli a volto scoperto, le consorelle, i Misteri della Passione (il calice dell’Ultima Cena, la colonna della Flagellazione, il gallo etc) e, per ultime le statue delle tre Marie dolenti. Il corteo funebre è aperto dalla grande pannarola nera, che come una vela simboleggia la forza motrice che fa andare avanti gli uomini attraverso il Vangelo ed è accompagnato dalle struggenti note dei brani dei maestri Masciangelo, Bellini e Ravazzoni. Terminato il suo percorso nel cuore antico della città, la processione torna in Santa Chiara per una lunga e dolente veglia funebre, l’ultimo saluto a colui che si è sacrificato per l’umanità.