È un «tempo sospeso» quello che, nei primi giorni di aprile, da 2009 a oggi, vivono i familiari delle 309 persone che hanno perso la vita nel terremoto a L’Aquila. Alla vigilia di quella triste ricorrenza la comunità vastese ha voluto ricordare tutte le vittime e, in modo particolare, i figli di questa terra che in quella tragica notte non hanno avuto scampo. È una semplice cerimonia quella organizzata dall’amministrazione comunale nella palestra Centofanti-Natale, intitolata ai due giovani, Davide Centofanti di Vasto e Maurizio Natale di Monteodorisio, che erano a L’Aquila per i loro studi e da L’Aquila non sono più tornati. E c’è il ricordo dei familiari della famiglia Tamburro, da anni residente in città, Marino Tamburro, Stefania Tamburro e il piccolo Stefano, di soli 9 anni.
«Le parole aiutano ma il dolore rimane. È importante mantenere alta l’attenzione sulla questione perché nel ricordo delle vittime passa il rispetto per la vita delle persone rimaste e dei territori colpiti», ha esordito il vicesindaco Licia Fioravante. «Domani saranno quattordici anni da quell’evento che rappresenta una ferita per l’intero paese, ma oggi bisogna rinnovare speranza e impegno – ha sottolineato l’assessore Anna Bosco -. Servono fatti concreti e solidarietà perché ciò che è accaduto già troppe volte non si ripeta più. Nel nostro piccolo come amministrazione stiamo lavorando alacremente sul tema della sicurezza delle scuole e delle strutture pubbliche».
Un minuto di silenzio e le note dell’Hallelujah di Cohen, eseguite dalla violinista Laura Vinciguerra, hanno emozionato i presenti. C’erano i familiari di Davide Centofanti, la sorella Liliana e la mamma Grazia, la dottoressa Fabiola Tamburro con sua madre e i suoi familiari, i dirigenti della società sportiva Enjoy Volley, la dirigente scolastica del Polo Liceale Mattioli Maria Grazia Angelini, la polizia locale con un picchetto d’onore e le associazioni combattentistiche e d’arma.
«Sono passati 14 anni ma è come se quel giorno fosse oggi – ha detto Liliana Centofanti -. Il terremoto e parte della politica malata quel giorno ci hanno relegato in un limbo di solitudine. Abbiamo fatto rete perché da soli non si va da nessuna parte». La palestra del quartiere San Paolo era un luogo del cuore per suo fratello. «Era la sua seconda casa, dove si allenava e giocava con i suoi amici. Erano ragazzi sani. I giovani non dovrebbero vedere questo e dovrebbero crescere con la consapevolezza di queste brutture. Spero che questo sia sempre un luogo dove crescere delle belle persone».
La dottoressa Tamburro ha ricordato come «queste occasioni servono a noi per non sentirci soli ma per non dimenticare che, in pochi secondi, possono spezzarsi delle esistenze, delle famiglie, delle vite. C’è un prima e un dopo». Nelle sue parole anche la gratitudine per la comunità vastese, che l’ha accolta nel 1991, e al «Comune, che c’è sempre stato nel ricordare questi momenti».
La mattinata è poi proseguita con un incontro, nell’auditorium del Polo Liceale Mattioli, con le testimonianze di Liliana Centofanti, Renato Di Nicola (Abruzzo Social Forum), Vincenzo Vittorini (Associazione 309 Martiri dell’Aquila), Federico Vittorini (Fondazione 6 aprile per la vita) e Ilaria Carosi (psicoterapeuta).