Il progetto c’è, ma la zona è sottoposta a vincolo paesaggistico, quindi serve il nulla osta della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per poter abbattere e ricostruire la rotonda di Vasto Marina.
Nel bilancio del Comune ci sono 150mila euro per rifare la terrazza semicircolare che da 69 anni caratterizza il centro della riviera.
All’inizio, quando si trovava in mezzo alla spiaggia, fu un bar-dacing in cui facevano il pienone i più noti personaggi della musica italiana. Poi, quando attorno furono costruiti parcheggio e lungomare, divenne la sede dell’allora Azienda di soggiorno e turismo. Dalla metà degli anni Novanta iniziò la lenta decadenza.
L’amministrazione comunale di Vasto ha deciso che sarà la demoricostruzione a dare alla rotonda una seconda vita.
«Il Consorzio Vivere Vasto Marina – ricorda Licia Fioravante, assessora ai Lavori pubblici – stava intervenendo per la riqualificazione quando, picchettando il solaio, gli addetti ai lavori hanno rilevato delle criticità statiche. Allora abbiamo chiesto un parere a degli ingegneri strutturisti, secondo cui la rotonda andava rafforzata. Con i tecnici del Comune abbiamo valutato la demoricostruzione economicamente più conveniente del rafforzamento strutturale. Quindi abbiamo provveduto a conferire l’incarico di progettazione. L’ingegner Mario Fioriti è prossimo al deposito del progetto, che poi passerà al vaglio della Soprintendenza, perché in quella zona sussiste un vincolo paesaggistico. I tempi? Cerchiamo di correre il più possibile. Il progettista ha compreso le nostre esigenze e sta eseguendo il suo incarico in tempi record. Siamo legati, però, al necessario nulla osta della Soprintendenza. La nuova rotonda sarà un tassello della riqualificazione di Vasto Marina. Sarà ricostruita secondo criteri di sicurezza. Ora non è sicura, visti il parapetto troppo basso e le criticità strutturali. La riqualificazione ci consentirà di farne un punto di snodo dei servizi turistici, con i locali interni destinati a punto informazione e sale dimostrative, ma anche di restituire decoro a quello che i vastesi percepiscono come un luogo identitario».
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