È convinto di investire in bitcoin ma perde tutto: guardia di finanza a caccia dei truffatori

Un cittadino di Chieti ha perso tutto il denaro che aveva incautamente investito in valute virtuali. La truffa è stata scoperta dalla guardia di finanza di Chieti, nell’ambito di controlli per contrastare il fenomeno delle truffe informatiche nel settore finanziario. Le fiamme gialle hanno «individuato una truffa in materia di criptovalute a danno di un investitore teatino rimasto vittima di sedicenti consulenti che, a seguito di contatti telefonici e spacciandosi per operatori finanziari autorizzati, proponevano vantaggiosi investimenti in Bitcoin da eseguire telematicamente.

L’investitore – ricostruisce la guardia di finanza – è stato invitato ad aprire un conto corrente presso un istituto di credito, per poi convertire il denaro versato in moneta virtuale, la cui gestione sarebbe avvenuta attraverso una società che opera in criptovalute con sistemi digitali di ultima generazione.

Dopo aver eseguito diverse transazioni finanziarie, per migliaia di euro, l’ignaro risparmiatore, constatava che nel suo portafoglio virtuale non vi erano Bitcoin, ma anzi un saldo pari a “zero”. Contattata, quindi, la società d’intermediazione – legalmente autorizzata e risultata estranea ai fatti – riceveva notizia di essere stato vittima di frode informatica mediante furto di identità digitale e che quindi i fondi accantonati erano stati prelevati e immediatamente veicolati, con accredito su un wallet crypto codificato, che ne impediva l’identificazione ed il conseguente tracciamento».

Sono in corso le indagini della guardia di finanza di Chieti per individuare i responsabili. «Ed è per tale motivo che diventa di fondamentale importanza l’esecuzione di mirate attività tendenti a seguire le movimentazioni della criptovaluta. Le minacce ai portafogli virtuali non si limitano alle sole falle nei sistemi gestiti dagli operatori del settore, ma si manifestano anche attraverso attacchi diretti ai singoli possessori degli stessi sfruttando, in parte, le medesime procedure informatiche dei sistemi bancari tradizionali. Tra le modalità e i casi più utilizzati dai malintenzionati, la Guardia di Finanza segnala i finti siti di investimento, le truffe collegate a relazioni sentimentali nate sui social network, criminali che si spacciano per autorità governative, pseudo aziende che si dichiarano vicine al mondo delle criptovalute».

«La forte anonimizzazione della valuta virtuale favorisce un sempre più elevato impiego della stessa nell’ambito delle attività criminali», commenta il comandante provinciale Michele Iadarola. Per questo occorre che «tutti i risparmiatori, nel momento in cui decidono di investire nel settore delle criptovalute, si lascino ispirare sempre dalla prudenza, senza farsi attrarre da facili guadagni promessi da soggetti ambigui, e a rivolgersi ad operatori e/o istituti di credito autorizzati».

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