Da lunedì 20 fino a venerdì 24 febbraio ci sarà un nuovo stop per lo stabilimento Fca Italy, ex Sevel: questa volta a mancare come ormai accade dal 2019 sono i materiali semi conduttori ed i microchip. In un veicolo moderno come il furgone commerciale leggero costruito nello stabilimento Stellantis di Atessa, si contano migliaia di microchip e si può capire qual è la portata di questa crisi per il comparto automotive, un problema che non accenna a diminuire e che, per alcuni analisti, potrebbe perdurare fino al 2026. Se da un lato infatti la domanda di semi conduttori da parte della platea delle comunicazioni e del mercato informatico avrebbe raggiunto il picco massimo (l’inflazione sta portando le persone ad essere più caute nell’acquisto di computer portatili, smartphone e device tecnologici), dall’altro la crisi della componentistica elettronica, anche secondo le previsioni dello stesso amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, durerà ancora per tutto il 2023 per il gruppo motoristico che può contare su due-tre fornitori che in questo momento stanno avendo grossi problemi di approvvigionamento sia delle materie prime che nell’assemblaggio.
«L’industria europea e una grande casa automobilistica come Stellantis, quarto produttore mondiale di veicoli a motore – afferma il coordinatore della Uilm Abruzzo, Nicola Manzi – non possono sottostare alla fornitura altalenante dei semiconduttori da parte dei paesi asiatici. In Europa stabilimenti che producono microchip sono presenti in Francia, Germania, Paesi Bassi ed anche in Italia a partire dalla LFoundry di Avezzano. Se Stellantis vuole guardare anche oltre il 2023 e superare lo stallo produttivo, dovrà investire in Europa su aziende che garantiscano la fornitura dei semiconduttori per rendere autonoma la produzione dei veicoli commerciali leggeri e delle auto. Non riuscire a produrre il Ducato nello stabilimento di Atessa crea danni economici ai lavoratori diretti e indiretti e favorisce i marchi concorrenti che stanno approfittando delle difficoltà di casa Stellantis per produrre prodotti simili che ancora tirano moltissimo sul mercato, come conferma l’alto numero di commesse di Fca Italy che però lo stabilimento non riesce ad evadere.
È il momento di investire – afferma ancora Manzi – in stabilimenti che possano rendere l’Europa non più alle dipendenze dei paesi asiatici – incalza Manzi – la stessa presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ha ricordato nel 2022 nel Digital summit di Tallin in Estonia che “senza chip non c’è economia moderna”. Quasi l’80% dei fornitori delle aziende europee che operano nel settore dei semiconduttori ha sede al di fuori dell’Unione Europea: è giunto il momento di invertire la rotta. Come sottolineato dal segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, al recente tavolo del Mimit con Stellantis – conclude Manzi – è necessario accelerare i tempi delle misure da mettere in campo, che prevedano la ridefinizione dell’intera filiera della componentistica, compresi i semiconduttori e la creazione di una rete infrastrutturale presente in tutta Italia, Abruzzo compreso. Per farlo Governo e Regione Abruzzo non possono restare a guardare».