Giornata del Ricordo a San Salvo, «Memoria necessaria per non commettere stessi errori»

Ha avuto inizio con la deposizione di un mazzo di fiori alla lapide alla memoria di Norma Cossetto la celebrazione a San Salvo della Giornata del Ricordo per poi proseguire con gli studenti delle scuole cittadine nella sala “Leone Balduzzi” della Porta della Terra. 

È stato il presidente del consiglio comunale Tiziana Magnacca a ricordare la drammatica storia della giovane studentessa universitaria Norma Cossetto (a cui lo scorso anno l’amministrazione comunale ha dedicato una lapide “quale pietra d’inciampo”), una delle migliaia di vittime delle foibe. Sulla lapide è stata apposta la motivazione che il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il 9 dicembre 2009, utilizzò per assegnare la medaglia d’oro al valor civile: «Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio».

Oltre alle scolaresche, erano presenti le associazioni Combattentistiche e d’Arma, i parroci don Beniamino Di Renzo e don Raimondo Artese e il dirigente scolastico Vincenzo Parente.
«La memoria è fondamentale – ha detto il sindaco Emanuela De Nicolis – È importantissima perché il passato deve essere sempre presente nel nostro oggi perché ha ancora tanto da dirci. La memoria fa sì che la storia narrata di quei fatti accaduti non si ripetano più. Conoscere e ricordare il passato per non dimenticare ciò che è stato. Imparare dalla storia per non commettere gli stessi errori».
Il presidente del consiglio Magnacca ha ricordato il perché dell’installazione della lapide al fianco di Settimia Spizzichino, morta nei lager nazisti, «entrambe vittime del livello più basso di degrado toccato dall’uomo».

Il comandante della polizia locale, il maggiore Antonio Persich, figlio di un esule istriano, ha raccontato la storia della sua famiglia. Originario della città di Fiume, l’attuale Rijeka in Croazia, suo nonno era nato a Montona d’Istria, la nonna a Parenzo. Ha ricostruito il dramma delle popolazioni di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia. L’occupazione da parte dei partigiani del maresciallo Tito, l’entrata a Fiume il 3 maggio del 1945, la città olocausto. La guerra finita ma che vede il coinvolgimento della popolazione civile e inerme che veniva prelevata dalle loro case, spariva e di cui non si sapeva più niente per finire inghiottite dalle cavità carsiche: «Italiani che hanno perso la loro vita, la loro identità, la loro storia. Italiani che sono stati privati della loro cittadinanza. Sono stati privati di tutto, non hanno mai chiesto niente, non hanno ricevuto niente, hanno lottato per quello che sono riusciti ad avere. Perciò non perderò mai l’occasione per raccontare. Questa è la mia identità e ne sono fiero». 

Per il consiglio comunale dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto omnicomprensivo “Mattioli-D’Acquisto” ha preso la parola il sindaco baby Fabio Tascone mentre Alice Zingarelli, Giada Giannini e Ludovica Vallone hanno illustrato il cartellone “Per rompere il silenzio” accompagnate dalle docenti Pina Cieri e Maria Aurelia Del Casale. Gli alunni delle classi IV A, IV B e IV C del plesso scolastico di Sant’Antonio dell’Istituto comprensivo “Gianni Rodari”si sono esibiti con delle poesie e dei canti con il coordinamento delle insegnanti Mariateresa Antonini, Cinzia Di Stefano, Liliana Giardino, Sabrina Monacelli, Teresa Antonietta Teti, Anna Mucciaccio e Antonella Sciorra. 

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