‘Ndrangheta, dal carcere di Lanciano il boss gestiva la cosca con un cellulare

Sono complessivamente 93 gli indagati dalla Dda di Reggio Calabria nell’inchiesta “Blu Notte”, ma il principale indagato è Umberto Bellocco, detto “Chiacchiera” che, come si legge nell’ordinanza di richiesta di custodia cautelare del Gip del tribunale di Reggio Calabria, da dietro le sbarre del carcere di Lanciano, continuava a gestire l’omonima cosca di Rosarno. E dalle intercettazioni, si evince chiaramente come nel penitenziario di Villa Stanazzo entrassero telefonini «grazie alla collaborazione di alcuni soggetti sia interni che esterni all’istituto», si legge nell’ordinanza, con cui il boss «non ha mai smesso di comunicare con l’esterno». Oltre duemila le pagine dell’ordinanza del Gip in cui i capi di imputazione vanno dall’associazione di tipo mafioso, all’usura, riciclaggio, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione di armi comuni e da guerra.

Dall’inchiesta è venuto fuori come la cosca Bellocco, sempre partendo dal penitenziario frentano, abbia stretto un’alleanza con il clan Spada di Ostia. “Chiacchiera” era infatti entrato in contatto con Samy Serour, fratello di Ramy Serour, detenuto anche lui a Lanciano e aiutante di Bellocco nell’acquistare e far recapitare i cellulari al boss in carcere.

Gli ordini, dunque, da oggi, non partiranno più dal carcere di Lanciano.

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