L’ennesimo internato che dà in escandescenze fa scoppiare di nuovo l’emergenza personale nel carcere di Vasto. Oggi un detenuto di una cinquantina d’anni, dopo essersi rifiutato di ricevere la notifica di un provvedimento e aver inveito contro una poliziotta, si è barricato nella palestra della casa lavoro di Torre Sinello. Con la serratura incastrata, gli agenti sono stati costretti a usare la mola.
«Tutti i colleghi in servizio sono dovuti accorrere sul posto», raccontano Giovanni Notarangelo, segretario del Sappe di Vasto, e Leonardo De Troia, segretario provinciale del Sinappe. «Coloro che avrebbero dovuto prendere servizio alle 16 sono stati costretti ad anticipare alle 14,30. Questo è l’ennesimo grido d’allarme lanciato dai sindacati. Gli internati non sono facilmente gestibili, ancor meno con la progressiva riduzione delle risorse umane. Il piano della mobilità è pressoché nullo per Vasto. La pianta organica prevede 99-100 unità, attualmente dovremmo essere 65, ma dieci sono in malattia e in prossimità della pensione. Ci sono colleghi che hanno anche 200 giorni di ferie arretrate, ormai abbiamo perso il conto dei giorni di congedo non goduti che, ad aprile 2017, erano 7mila. Mentre i ristretti a Torre Sinello sono un centinaio tra detenuti e internati».
Il penitenziario è prevalentemente una casa lavoro per internati socialmente pericolosi che devono scontare la misura di sicurezza che dovrebbe essere preparatoria al reinserimento sociale. È l’unica struttura in Italia ad essere quasi esclusivamente dedicata a questo tipo di attività, oltre ad avere una sezione destinata ai detenuti. Le altre sono ad Alba (Cuneo), Aversa (Caserta) e Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), «ma sono tutte piccole sezioni di case circondariali», precisano Notarangelo e De Troia. «Qui, tra riposi e congedi da garantire, siamo troppo pochi. E spesso i riposi settimanali saltano perché siamo impegnati in piantonamenti e traduzioni. Gli internati sono sempre più anziani e, col trascorrere degli anni, i problemi sanitari si accentuano, perciò spesso dobbiamo accompagnarli in ospedale, dove per piantonarli servono sei-otto agenti al giorno. Sono sempre gli stessi a garantire il servizio. Da anni siamo allo stremo».
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