«La violenza non è il mio destino». Si apre così, nell’auditorium del Polo Liceale Mattioli, lo spettacolo del 28 novembre di Tiziana Di Tonno. Un breve squarcio nella quotidianità scolastica che, tra musica e poesia, ha portato a riflettere sul freddo e la paura che la violenza lascia ogni volta che entra – anche solo per un breve istante – nelle nostre fragili vite. Uno spettacolo a cui ha preso parte anche l’assessore comunale alle politiche giovanili Paola Cianci, insieme agli studenti del biennio e triennio, fortemente voluto dalla prof.ssa Giovanna Santangelo, e reso possibile grazie all’interessamento di Graziella Core, per onorare le donne vittime di violenza che ogni anno si ricordano nella giornata del 25 a loro dedicata.
Continuamente in bilico tra riflessione e ironia, l’attrice abruzzese, assieme ai suoi compagni d’avventura Simona Capozucco, il Maestro Arcangelo Trabucco e l’attore Bruno Di Nisio, interpreta ruoli diversi ripercorrendo un secolo circa di storia attraverso le canzoni più significative del tempo e vestendo alla perfezione l’immagine della donna nei decenni del Novecento ad oggi.
Passando da Lilì Marlen a Gloria di Umberto Tozzi, hanno raccontato tutti i traguardi raggiunti dalle donne: il suffragio universale in Italia nel ‘46, le leggi sul divorzio e l’aborto faticosamente ragggiunte nel corso degli anni ‘70 e, nel 1996, la legge contro la violenza sessuale, riconosciuta, finalmente, come reato penale.
Sulle dolci note del pianoforte e lungo il filo rosso che lega ogni epoca a quella successiva, i protagonisti hanno interpretato il ruolo della donna, sempre diverso in base al contesto storico: moglie e madre perfetta agli inizi degli anni Trenta-Quaranta; e poi, piano piano, una figura sempre più emancipata. Non abbiamo bisogno di trasformazioni linguistiche per veder risolto un problema che opprime tutti ormai da tempo immemore, ma di vederci semplicemente come persone che vivono, amano e soffrono. Non abbiamo che bisogno di più amore, di più rispetto.
Senza dubbio, però, il momento dello spettacolo più emozionante è stato il finale, quando le luci soffuse hanno reso l’atmosfera surreale e la voce degli attori ha spogliato la violenza dei suoi stereotipi, mostrandola per ciò che è davvero: un atto vile che non riguarda solo le donne, ma l’intero genere umano.
È il finale che colpisce, quando tra i monologhi scelti c’è anche quello di Serena Dandini “You & me” tratto da Ferite a morte, quando la tensione e l’emozione sono palpabili, quando l’auditorium si riempie di piccole lucine che brillano al buio e di voci che, insieme, ad una voce, gridano di credere negli esseri umani che hanno coraggio di essere umani; colpisce che le parole volino e lascino storditi, frastornati e finalmente completi, pieni. Pieni di vita, di storie di donne, di sogni, di canzoni.
Alessandra Masciantonio
Mattioli’s Chronicles