I ricordi e le commemorazioni della Seconda Guerra Mondiale a Lanciano s’incarnano giustamente nella gloriosa resistenza di Trentino La Barba e dei giovani eroi che con il loro sacrificio si ribellarono all’arroganza degli invasori nazisti. Ma subito dopo quell’“ottobre di sangue”, il 20 novembre del 1943, la città subì il primo vero bombardamento aereo da parte dei velivoli della Royal Air Force inglese e della United States Army Air Forces. Le cronache dell’epoca e di chi visse quei giorni difficili raccontano che la popolazione, per sfuggire alle bombe, si riparava nei sotterranei, e sotto i locali della Cattedrale Madonna del Ponte. Il giorno 22 un secondo attacco degli Anglo-Americani colpì il quartiere di Lancianovecchio, danneggiando irreparabilmente la chiesa di San Giovanni, poi demolita definitivamente nel 1949. Ma la guerra nel cielo della frentania non era finita perché il 23 dello stesso mese ci fu un terzo bombardamento, con gli occupanti tedeschi che intimarono lo sgombero degli ultimi residenti di Lanciano per poter minare tutta la città dalle fondamenta. Fortunatamente l’allora podestà Di Ienno riuscì a ritardare lo sfollamento di una settimana con le mine di distruzione che vennero accumulate nel campo sportivo. L’offensiva degli Alleati fu decisa e gli attacchi dal cielo continuarono anche il 24, 25 e 26 novembre colpendo i tralicci della corrente facendo saltare le forniture di energia elettrica in città. Contemporaneamente le bombe danneggiavano l’ospedale “Renzetti”, le vecchie carceri e l’attigua chiesa di Santa Giovina con feriti civili che vennero trasportati a Palazzo De Giorgio.
Il 27 novembre, con la visita del comandante nazista Albert Kesselring alla Winter Line (la line difensiva approntata d tedeschi e fascisti), ci fu un nuovo bombardamento alleato lungo la riva del Sangro. Era il preludio alla terribile “Battaglia del Sangro”: i mezzi di trasporto dell’VIII Armata erano giunti nelle campagne lancianesi e presidiavano gli accessi principali alla città, il XIII Corpo d’Armata con la 2ª Divisione neozelandese e l’8° Indiana Sick, che puntavano verso Castel Frentano, mentre la 78ª Divisione inglese e l’8° Indiana Gurkha puntavano verso il mare, passando per Mozzagrogna e Santa Maria Imbaro. A Mozzagrogna ci furono combattimenti corpo a corpo coi tedeschi che il 29 novembre contrattaccarono con la XXVI Divisione Panzer ricacciandoli e venendo sostenuti dai tre Battaglioni Irlandesi di riserva. All’alba del giorno successivo tra Lanciano e Fossacesia, lungo la strada Nazionale, vennero abbandonati per l’intervento massiccio degli aerei alleati. Vennero organizzate due divisioni per raggiungere Lanciano, una passò per Rocca San Giovanni, conquistata il 1° dicembre senza combattimenti, l’altra si recò a Fossacesia.
I neozelandesi avevano passato il Sangro da sud, ma arrivati a contrada Cotti (comune di Castel Frentano) il 28 novembre, si divisero per raggiungere Lanciano, passando da una parte per Colle Campitelli e Rizzacorno, dall’altra attraverso Sant’Onofrio-Villa Elce, raggiunsero la città frentana, il 29 novembre raggiunsero contrada Castello-Cotti di Castelfrentano, e poi Crocetta e Colle San Tommaso. L’attacco a Castelfrentano fu sferrato il 1° dicembre con intensi bombardamenti e il paese fu occupato il giorno seguente. Tutte le contrade circostanti: Trastulli, Paludi, San Tommaso, Moscete, vennero occupate, mentre la divisione avanzava in direzione di Orsogna e Guardiagrele, occupando, discendendo il colle, anche le contrade di Nasuti, Madonna del Carmine e Sant’Amato. Così si concluse lo sfondamento della cosiddetta Winter Line del Sangro.
Precedendo i fatti della “Battaglia di Ortona” (tra novembre e fine dicembre 1943), i tedeschi approfittarono del ritardo di Montgomery di dirigersi immediatamente a nord di Lanciano e di abbandonare la città frentana per fortificarsi in una nuova linea sul fiume Moro, tra Orsogna e Ortona. Il 30 novembre, il Colonnello Kroekel abbandonò velocemente la postazione a Treglio (tra San Vito e Lanciano), dirigendosi verso Ortona da San Vito, ma l’autovettura fu intercettata da mitragliatori britannici, che uccisero il colonnello. Per via del clima di indecisione e nervosismo generale, i tedeschi non fecero in tempo a distruggere l’ultimo ponte sul Feltrino, e si concentrarono su una micro-linea di difesa sul grande fossato di Pagliaroni-Treglio-Serroni, resistendo sino al 3 dicembre, quando vennero sconfitti.
Lo sfollamento di Lanciano, iniziato il 1° dicembre, fu interrotto alla volta del vicino paese di Frisa alla notizia dell’abbandono dei tedeschi del quartier generale di Treglio, e così la gente tornò in città; il 3 dicembre, reparti dell’8ª Divisione Indiana e della 78ª inglese giunsero presso il convento di Sant’Antonio di Padova, come testimonia lo sfollato Angelo Ciavarelli, uscito dalle grotte del Ponte di Diocleziano dove stazionava con donne e bambini. La mattina del 3, dunque, la truppe indiane marciarono trionfalmente con alcune cariche politiche della città per il corso Trento e Trieste, raggiungendo piazza Plebiscito. Tra i lancianesi a scortarli c’era Angelo Ciavarelli, poi divenuto noto nel panorama politico cittadino per gli incarichi comunali e per la nomina di presidente onorario della sezione Anpi di Lanciano.
Il maggiore Patterson si insediò nel palazzo municipale, a capo dell’Allied Militaru Government, mostrandosi in alcuni casi assai spigoloso nella gestione dell’emergenza e della cosa pubblica. Il periodo di ripresa sociale ed economico della città dal novembre alla fine dell’anno fu lento, segnato anche da una nuova incursione tedesca, con bombardamenti della città iniziati il 22 dicembre 1943, sino al 9 gennaio 1944, quando i bombardamenti si concentrarono nelle contrade. Dato che l’ospedale civile Renzetti e quello di via del Mare erano inagibili per danneggiamenti, vennero costituiti piccoli presidi di ricovero nel liceo ginnasio, nel seminario e nell’ex Casa del fanciullo e nel collegio suore del Bambin Gesù.
Il 31 dicembre 1943, il generale Bernard Montgomery, dopo aver trascorso il giorno precedente a un concerto speciale nel teatro Rossetti di Vasto, lasciò l’Abruzzo partendo da un aereo sul campo di Villa Romagnoli, abbandonando di fatto il comando dell’VIII Armata per interessarsi alla preparazione di un evento chiave del Secondo Conflitto Mondiale: lo sbarco in Normandia.
Il comando passò al generale Leese, che impose il coprifuoco alla città, mentre l’attività di ricostruzione e ripresa della vita quotidiana veniva riavviata. Tuttavia i frequenti bombardamenti tedeschi misero a dura prova i nervi del comandante Patterson, che amministrava la politica di Lanciano, il quale scongiurò un secondo possibile sfollamento coatto della popolazione. Nel marzo 1944 un nuovo reparto di paracadutisti della Divisione “Nembo”, proveniente da contrada Santa Maria dei Mesi, pacificò gli animi, e dal 29 marzo iniziò lo sgombero parziale delle truppe armate nella città. Tuttavia il 20 aprile 1944 un micidiale attacco a sorpresa tedesco danneggiò il corso principale e piazza del Plebiscito, con gravi danni alla torre civica, alla facciata del palazzo municipale, al palazzo del liceo classico e al teatro comunale, mietendo delle vittime: 300 militari e 45 civili. L’attacco aereo fu però solamente un atto dimostrativo e beffardo dei tedeschi, che volevano celebrare il compleanno di Hitler.