L’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) ha scritto ieri al ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, chiedendo la rivisitazione dei criteri di assegnazione dei fondi per la rigenerazione urbana. Il tema è quello dei progetti per riqualificare i comuni al di sotto dei 15mila abitanti, la risposta al bando è stata molto ampia – probabilmente più del previsto – e i centri ammessi a finanziamento sono solo quelli di quattro regioni del Sud: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia (a esclusione di un solo comune delle Marche).
A determinare l’esclusione in massa dei paesi delle altre regioni è stato l’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) dell’Istat che prende in esame indicatori che possono essere rivelatori di potenziale disagio (criticità dal punto di vista economico e sociale, disoccupazione giovanile, tasso di analfabetismo ecc.).
Per Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari, che ha scritto la lettera ai ministri tale valore numerico avrebbe due limiti principali:
«in primo luogo, l’indice Ivsm elaborato dall’Istat fotografa in modo approssimativo alcune situazioni di disagio sociale aggregandole in una misura indistinta e fortemente condizionata dalla data di rilevazione dei dati, in diversi casi molto risalente nel tempo (censimento 2011) e non facilmente aggiornabile all’attualità. Questo determina notevoli distorsioni, non solo a sfavore di situazioni locali di aree mediamente meno svantaggiate, ma anche all’interno delle stesse aree di maggior svantaggio, tra enti che hanno significativamente modificato nel tempo la propria condizione, rispetto ad un indice non aggiornabile.
In secondo luogo, i fenomeni di scarsità relativa di infrastrutture materiali e sociali riguardano tutte le aree del Paese e una ripartizione delle risorse più equilibrata consentirebbe di affrontare in modo più efficace situazioni diverse ma parimenti meritevoli di intervento».
Nel lungo elenco dei progetti non finanziati ce ne sono due che riguardano complessivamente 26 Comuni del Vastese consorziatisi tra loro in opere distinte: Le vie della cultura sono infinite (Gissi capofila, Cupello, Carunchio, Castelguidone, Celenza sul Trigno, Fraine, Fresagrandinaria, Furci, Lentella, Liscia, Monteodorisio, Palmoli, Roccaspinalveti, San Buono, San Giovanni Lipioni, Schiavi d’Abruzzo, Torrebruna e Tufillo) e Dal fiume Sinello al fiume Sangro: tra paesaggi, cultura e luoghi da vivere (Casalbordino capofila, Carpineto Sinello, Dogliola, Guilmi, Mozzagrogna, Pollutri, Scerni e Villalfonsina).
L’associazione dei Comuni chiede quindi la realizzazione di un altro «indicatore di deficitarietà strutturale e sociale più efficace ed espressivo delle diversità territoriali».
Nel frattempo, però, si chiede ai ministri di confermare la graduatoria già stilata e di destinare i finanziamenti su base pluriennale (per il 2022, ad esempio, sono stati assegnati a questa voce di bilancio 200 milioni di euro) riservandone una quota (Decaro cita il 40%) a favore dei territori del Mezzogiorno.
«Si tratta di medie e piccole opere facilmente cantierabili, finanziate da una misura generale e generalista, la cui esigenza e stabilizzazione è fortemente voluta e auspicata dai sindaci», conclude Decaro.