In molte parti d’Italia è già una realtà consolidata per cui ci sono vere e proprie associazioni formate da un direttivo e regolarmente registrate. In Abruzzo, sebbene in tempi antichi ospitasse ben due fonderie come Mari a Castel Frentano e Marinelli ad Agnone (quest’ultima fonderia anch’essa facente parte della nostra regione fino al 1861), non esisteva una vera e propria associazione o gruppo che potesse definirsi tale. La figura del campanaro moderno ormai non è più quella romanzata o ancora presente nell’immaginario collettivo ma è formata da giovani e meno giovani, figli dei tempi moderni che con felpa e scarpe da tennis varcano l’ingresso dei nostri campanili per restituire quel suono secolare alla collettività. Nasce così, quasi per gioco, l’idea di creare un vero e proprio gruppo riconosciuto di campanari abruzzesi come accade in molte città Italiane: ad esempio si ricorda l’unione dei campanari bolognesi o quella dei campanari ambrosiani, al fine di riconquistare quel legame di appartenenza e di attaccamento alle tradizioni e al territorio che con l’avanzare del tempo sta scomparendo, specialmente nei piccoli centri. Per grazia oggi questa tendenza negativa si sta attenuando e molti ragazzi si avvicinano a questa arte plurisecolare, forse per il gusto della riscoperta di tradizioni dal sapore antico, forse per la constatazione che suonare le campane è un esercizio ginnico accattivante, perché abbisogna di senso del ritmo, memoria ferrea, forza fisica e capacità di fare squadra. Indubbiamente è importante il clima di amicizia e di solidarietà forte che si viene a creare fra coloro che suonano assieme e che condividono sui campanili la gioia di praticare il suono delle campane, ed il proprio tempo libero.
Attualmente l’associazione conta un discreto numero di unità (quasi tutti praticanti) distribuiti su un territorio comprendente le diocesi di Lanciano-Ortona, Chieti-Vasto, Pescara-Penne e Atri-Teramo. Lorenzo Liberato, 30 anni, referente dell’associazione, spiega che l’arte di suonare le campane a mano non sta affatto scomparendo, anche se ormai quasi tutte le chiese utilizzano campane elettroniche: «Il mestiere del campanaro non esiste più – precisa – però ci sono tanti appassionati anche molto giovani, e questa è una realtà che non sta scomparendo, è solo leggermente nascosta. Proprio per questo motivo assieme agli amici Matteo Silveri e Lorenzo Zulli abbiamo colto l’occasione il 2 ottobre nella giornata dedicata alla festa della Beata Vergine del Rosario nel comune di Castel Frentano in provincia di Chieti, per un primo raduno campanario il quale è stato ben accolto da tutti. Per l’occasione sono convenuti i nostri amici dalla provincia di Chieti, Teramo e Pescara: Gabriele Benvenuto, Amarildo Baholli, Matteo Liberatore. Come si può facilmente capire da queste poche righe i campanari praticano la loro arte, e non dimentichiamo mai il principale scopo, quello cioè di “mantenere viva la fede e far sempre più conoscere ed apprezzare la bella tradizione dei Sacri Bronzi ad onore e gloria del Signore”. Loro volontà è anche quella di collaborare con le autorità ecclesiastiche per bene orientare insieme qualsiasi intervento si voglia eseguire sui campanili, in modo da salvaguardare ove possibile i concerti di campane da opere di elettrificazione che ne impedirebbero l’uso tradizionale e magari sensibilizzare le parrocchie nel creare dei gruppi stabili di appassionati.