Il caro bollette inizia a pesare in maniera importante sull’economia di famiglie, attività commerciali e sulla produzione industriale. Nella ristorazione c’è chi sta valutando riduzione degli orari o aperture solo nel fine settimana, per cercare di contenere i costi fissi, o, addirittura, una chiusura nei mesi invernali, quando il minor afflusso di clientela rende complicata la sostenibilità. Sta pensando a questa scelta Loredana Di Nunzio, titolare della gelateria La Dolce Vita a Vasto Marina e componente del direttivo del Consorzio Vivere Vasto Marina. Da sempre aperta tutto l’anno, attiva anche durante il lockdown con il servizio di asporto e una delle poche “luci” sempre accese sulla riviera. «Potrei chiudere la gelateria per alcuni mesi durante il periodo invernale».
Nei tre mesi estivi «ho pagato bollette per un totale di oltre 20mila euro. Non ancora ricevo quella di settembre, ma mi aspetto già numeri elevati». All’impennata dei costi si aggiunge anche un calo dell’utenza. «A ottobre, nonostante il bel tempo, abbiamo lavorato molto meno rispetto allo scorso anno. Le difficoltà ci sono per tutti, tutti hanno visto aumenti in bolletta, nel carrello della spesa, nei costi della produzione, mentre gli stipendi restano gli stessi». Le famiglie devono stringere la cinghia, dovendo magari rinunciare a qualcosa di necessario. E, per la gelateria, con il minor afflusso di clienti, riuscire a tenere l’attività in equilibrio, tra costi fissi alle stelle e spese per il personale, diventa complicato.
«Se in estate, nonostante le alte bollette, aver lavorato bene ci fa affrontare la situazione, le previsioni per i prossimi mesi sono davvero complicate. Io ho due dipendenti a tempo indeterminato, anche per loro sono preoccupata». Da imprenditrice è sicuramente una scelta difficile ma, visti i tempi, fermarsi sembra essere l’unico modo per arginare i danni. «Spero in un’azione del governo, in misure urgenti. Anche perché, andando avanti così, lo Stato dovrà pagare casse integrazioni e disoccupazioni. Non sarebbe meglio anticipare questa mossa e sostenere ora le imprese?». Una situazione che, oggi, è «una triste consapevolezza nazionale. Mi auguro che qualcosa succeda».
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