È stato un pomeriggio dedicato ai Templari e ai loro misteri, quello andato in scena sabato 15 ottobre nella Torre Diomede del Moro a Vasto con l’evento organizzato dall’associazione vigili del fuoco in congedo. A far luce sulla storia dei Cavalieri in Abruzzo e ad intrattenere il folto pubblico intervenuto, il professor Domenico Silla, infermiere con la passione per la ricerca sui Templari. Passione, racconta «nata dopo una visita al santuario della Madonna di Loreto. In quell’occasione avevo incontrato le dame dell’Ordine di Malta, anch’esso oggetto delle mie ricerche».
Ordine di Malta di cui a Vasto, spiega il professor Silla, «sono presenti delle attestazioni. Quello che adesso si chiama Corso Dante, ad esempio, prima era via San Giovanni. Non sappiamo se nel fondo di una delle case di quella strada siano rimaste tracce della commenda dei cavalieri giovanniti». E i Templari? «Nel centro storico di Vasto non ci sono tracce del loro passaggio. Al contrario, a Punta Penna e Pennaluce, dove c’è il faro, la chiesa è templare».
Il fenomeno templare in Abruzzo ha riguardato solo la costa chietino-pescarese. «I cavalieri avevano una commenda a Pescara, vicino la basilica di San Cetteo. La chiesa fu abbattuta e fatta ricostruire dalla famiglia del poeta pescarese Gabriele d’Annunzio. A Napoli si trova il libro mastro con i nomi di tutti le commende del Pescarese, Teramano e Chietino: i Templari coltivavano i terreni per conto della popolazione che versava loro dei fondi, mentre l’Ordine di Malta dava in concessione i terreni per permettere alle famiglie di poterli coltivare e vivere con i frutti del raccolto».
La presenza dei templari è quindi stata accertata «a Pescara, Punta Penna, Penna Luce, Monteodorisio e Atessa. A Chieti invece, i cavalieri non sono mai stati. Esistono passaggi documentativi della cancelleria angioina anche in Marsica, dove non avevano delle commende, ma la presenza è dimostrata da una donazione fatta ad Avezzano. Ad attestare il passaggio dei Templari sono i documenti che vengono fuori dall’archivio di Castel Sant’Angelo. Molti dei nomi dei templari riportati nelle informative lì conservate, sono abruzzesi, probabilmente non hanno nemmeno partecipato alle Crociate, ma sono sempre rimasti sul territorio».