Ortona, negozi chiusi e commercianti in piazza: «Non abbiamo più energie»

«Chiudo perché non ho più energie»: è lo slogan con cui i commercianti di Ortona sono scesi in piazza stamattina per chiedere soluzioni immediate contro i rincari delle bollette «A noi non servono soldi nè aiuti ma soluzioni perchè se chiudono i negozi, le attività ed i servizi muore una città intera ed implode tutto il suo tessuto sociale e commerciale – affermano i manifestanti – questa situazione sta portando le attività al collasso ed alle chiusure, se continuiamo verso questo baratro non ci sarà futuro ed a spegnersi non saranno solo le luci dei nostri negozi ma un’intera comunità: oggi con questo corteo e la chiusura per tutta la giornata delle nostre attività commerciali vogliamo dare un segnale forte». Ci sono rabbia, sdegno ma soprattutto paura nelle voci e negli slogan dei partecipanti che dopo i due anni difficili della pandemia si trovano ora a dover affrontare un problema ancora più grande.

«Prima di essere imprenditori o commercianti – afferma uno dei presenti al corteo – siamo dei cittadini ed il problema del costo insostenibile delle forniture elettriche lo vediamo prima nelle nostre case ed in famiglia: fino adesso ci sono state solo tante chiacchiere e nessuna idea concreta per cambiare questa situazione. Tra vecchie rateizzazioni e nuove bollette ci sentiamo alle corde ed ai nostri colleghi che oggi hanno deciso di non partecipare diciamo che solo insieme, collaborando e facendo sistema possiamo rendere “forte” il nostro messaggio e farlo arrivare allo Stato e chi ci governa ad ogni livello». La manifestazione di Ortona, a cui hanno partecipato circa centocinquanta persone, potrebbe essere solo la prima di una serie di proteste visto che anche da diversi comuni limitrofi gli esercenti si stanno organizzando per far sentire la propria voce.

La protesta dei commercianti di Ortona

Ma dal corteo, che oggi ha accesso la tranquilla vita della cittadina adriatica, sono arrivate anche idee, proposte ed iniziative costruttive, «chiediamo un controllo delle filiere che forniscono le materie prime, una diluizione dei debiti e di fermare i distacchi delle forniture di energia: non vogliamo arrivare al punto di dover licenziare i nostri dipendenti e collaboratori, ma vorremmo cercare di dare loro risposte concrete per il loro ed il nostro lavoro: questo è un problema grave, che non ci fa dormire ma per cui abbiamo deciso di non rimanere con le mani in mano». I manifestanti dopo essersi ritrovati davanti alla sede dell’Agenzia delle entrate con le fotocopie delle loro bollette (per dimostrare che gli importi sono saliti alle stelle) hanno proseguito verso piazza della Repubblica e dopo essere transitati lungo corso Umberto I, si sono fermati davanti alla ditta Zecca, fornitrice di energia elettrica, visto come luogo simbolico in cui far terminare la manifestazione. Negozi chiusi dunque per tutta la giornata ma le iniziative proseguiranno alle 18, quando «aspetteremo la cittadinanza lungo la passeggiata orientale nell’area del Teatro Tosti per condividere e spiegare le nostre ragioni, che sono anche le loro, offrendo i prodotti delle nostre attività».

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