«Far ripulire le aree incolte, sono il rifugio dei cinghiali»

C’è un immobilismo totale – a livello nazionale regionale provinciale e comunale –  sull’enorme  problema dei cinghiali.  Ma anche se qualche amministratore volesse agire,  si trova subito bloccato da leggi emesse oltre trent’anni fa quando il cinghiale si doveva “tutelare” perché stava scomparendo. (Ora siamo all’esatto opposto, dopo il ripopolamento dei decenni scorsi.)

Ma oltre alle piccole azioni messe in campo negli ultimi anni, le Autorità locali (Regione, Provincia, Comune) possono aggiungere un altro tentativo, almeno per attenuare il fenomeno. Ed è questo.

Dato per scontato che i cinghiali “costieri” si rifugiano e vivono nelle aree incolte (campi in abbandono, canneti, cespugli, sterpaglie ecc.) il Comune può emettere un’ordinanza  per obbligare i proprietari delle aree stesse alla pulizia e alla ripulitura totale entro il termine perentorio di 30 giorni, dopodiché scattano le multe.  I cinghiali non trovando un posto dove rifugiarsi devono cambiare zona e si spera ritornino nelle zone boschive, loro habitat naturale. E’ chiaro che per ottenere il risultato bisogna far rispettare l’ordinanza, anche perché le aree incolte non sono solo il rifugio naturale dei cinghiali, ma anche zone facilmente vulnerabili nel caso di incendi estivi.

La proposta non è una novità, parecchi comuni italiani l’hanno già adottata, speriamo venga presa in considerazione anche a Vasto. 

Nicola D’Adamo
largo Piave 12 Vasto

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