Trent’anni di nastro rosa contro il tumore al seno: ottobre è il mese della “Breast Cancer Campaign”

Con l’illuminazione in rosa del Maschio Angioino di Napoli il 28 settembre ha preso il via la trentesima edizione della Breast Cancer Campaign, la campagna globale contro il tumore al seno ideata da Evelyn H. Lauder, simboleggiata dal nastro rosa e promossa da The Estée Lauder Companies, di cui Fondazione AIRC è partner ufficiale in Italia. Madrina della campagna è Roberta Capua.

Grazie ai progressi della ricerca per la diagnosi e la cura del cancro al seno, dal 1992 a oggi nel nostro Paese la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è cresciuta dal 78 all’88%. Un progresso che si traduce in decine di migliaia di vite salvate, perché il tumore al seno colpisce ogni anno solo in Italia 55.000 donne, una su otto nell’arco della vita. Il 12% che ancora manca per salvare tutte le pazienti è dovuto alle forme più aggressive, come il carcinoma mammario metastatico, che riguarda circa 37.000 donne (fonte: Fonte: AIOM e AIRTUM. I numeri del cancro in Italia 2015 e 2021).

Il simbolo scelto da AIRC per rappresentare questa sfida è un nastro rosa diverso dagli altri perché incompleto. Per essere colorato interamente richiede l’impegno di tutti: l’impegno delle donne, che devono sottoporsi agli screening e agli esami di controllo raccomandati; l’impegno dei ricercatori, al lavoro per mettere a punto nuove terapie; e l’impegno dei partner e dei sostenitori, che hanno consentito ad AIRC di destinare solo nel 2022 15 milioni di euro a 161 progetti di ricerca e borse di studio in quest’ambito.

Indossare la spilletta con il nastro rosa di AIRC, come hanno già fatto oltre 750.000 persone, significa mostrare vicinanza e sostegno alle donne e ai ricercatori impegnati contro il tumore al seno. Sarà distribuita a fronte di una donazione minima di 2 euro grazie ai partner e ai Comitati Regionali di Fondazione AIRC, in migliaia di farmacie e punti di distribuzione su tutto il territorio indicati sul sito nastrorosa.it.

«Sono stati 30 anni di straordinari progressi per il trattamento del tumore al seno: interventi chirurgici sempre più conservativi e rispettosi del corpo della donna, trattamenti radioterapici meno tossici e più brevi, personalizzazione dei trattamenti medici – ricorda Lucia Del Mastro, ricercatrice AIRC presso l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e l’Università di Genova – . Tutto ciò ha portato ad un considerevole incremento della percentuale di persone guaribili o curabili a lungo termine. La ricerca deve però continuare per rendere guaribili tutti i tumori della mammella». Con il sostegno di AIRC, Lucia Del Mastro ha affiancato al suo impegno come oncologa quello di ricercatrice, con l’obiettivo di preservare nelle donne colpite da tumore al seno la possibilità di diventare madri dopo le terapie. «Grazie a uno studio durato 12 anni, abbiamo dimostrato che il trattamento ormonale finalizzato a mettere a riposo le ovaie durante la chemioterapia non solo è efficace per preservare la fertilità, ma non interferisce con l’efficacia del trattamento anti-tumorale».

«Ho perso mia madre più di trent’anni fa a causa di un tumore al seno – spiega Camilla -. All’epoca le cure non erano efficaci come quelle di oggi, ma questa perdita mi ha insegnato il valore della prevenzione. Così, quando ho sentito una ‘pallina’ sul seno non ho perso tempo: era un tumore. In accordo con lo staff della Professoressa Del Mastro, ho fatto la mastectomia a entrambi i seni. Nel frattempo, grazie ai risultati di uno studio sostenuto da AIRC, ho potuto utilizzare una terapia che preserva le ovaie dagli effetti della chemioterapia. Questo trattamento mi ha permesso di diventare mamma di Alice: la mia gioia più grande!».

Airc continua a portare avanti la preziosa attività di ricerca. Un gruppo di ricercatori coordinato dalla professoressa Matilde Todaro dell’Università di Palermo ha identificato un meccanismo attraverso cui i tumori della mammella possono resistere ai comuni trattamenti anti-tumorali. In particolare, è stata scoperta una popolazione di cellule staminali tumorali, presente nei tumori resistenti all’ormonoterapia e ai farmaci chemioterapici, caratterizzata da un’alta espressione di molecole coinvolte nei meccanismi di riparazione del DNA. In futuro, tali risultati potrebbero consentire lo sviluppo di strategie innovative per il trattamento dei tumori caratterizzati da un fenotipo aggressivo. «L’uso di terapie in grado di colpire selettivamente le cellule tumorali più aggressive risparmiando al contempo le cellule sane – dichiara la professoressa Todaro – dovrebbe permettere di contrastare la progressione dei carcinomi della mammella». I risultati dello studio, sostenuto da Fondazione AIRC, sono stati pubblicati su Oncogene.

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