Si è tenuto a Castelgandolfo, dal 25 al 29 agosto, il campus nazionale di studio tenuto dal Maestro Simone Genuini e dai referenti della didattica dei diversi nuclei territoriali di Sistema Italia. Un’ottantina di giovani musicisti, di età compresa tra i 10 e i 18 anni provenienti da varie parti d’Italia, hanno dato vita all’Orchestra Young del Sistema.
A commentare le giornate trascorse nel campus, in una lettera inviata agli organizzatori, è la mamma di Alessandro, uno dei clarinettisti dell’Orchestra giovanile “G. Sinopoli”, orchestra nazionale del Sistema italiano, composta dai musicisti dei diversi nuclei territoriali aderenti al Sistema Nazionale. L’Aps orchestra giovanile Musica in Crescendo (nucleo territoriale del Sistema Italia), nel suo percorso decennale di formazione orchestrale ha partecipato con 18 ragazzi del territorio tra orchestrali e tutor e il M° Angelo Lalla, direttore dell’orchestra MIC, è stato assistente del Maestro Genuini durante tutto il Campus. Una riflessione che, commenta Maria Aurelia Del Casale, membro del Consiglio Direttivo del Sistema italiano, «è un vitale rinforzo in un tempo spesso buio nel quale la fatica è ben più pesante dei risultati, che forse hanno bisogno di tempi davvero tanto lunghi».
«In questi giorni mi trovo a Castelgandolfo, in provincia di Roma – scrive Laura nei giorni della sua permanenza nel campus -. Sono qui in qualità di madre accompagnatrice di un gruppo di ragazzi dai 12 ai 16 anni invitati da un’orchestra giovanile, La Réjouissance, per la quale suonano, a far parte di un progetto nazionale che riunisce orchestre giovanili regionali in un unico e grande Sistema. È un progetto che, nato da lontano, in Venezuela, è stato portato in Italia grazie a visionari come Claudio Abbado e ora prova a coinvolgere ragazzi giovani e giovanissimi, che vengono ospitati, e per 5 giorni seguiti, da musicisti e grandi pedagoghi, grazie ai quali suonano insieme in un’orchestra che conta più di ottanta elementi. Tutto questo gratuitamente. Scrivo qui perché? Perché questi ragazzi sono commoventi, e questi adulti lo sono ancor di più. La dedizione, la passione, la cura che stanno mettendo in campo sono straordinarie. Oggi hanno lavorato oltre 8 ore. Alla fine della giornata anche i più timidi avevano trovato la propria voce e la forza dell’orchestra si è fatta sentire. L’applauso spontaneo che i ragazzi hanno fatto al direttore Maestro Simone Genuini (autorevolissimo, eppure leggero e rasserenante, sempre sorridente, che alternava sapientemente momenti di grande concentrazione ad altri di sorriso e rinforzo, con grande chiarezza di senso e intenzione) ha proprio restituito la gratitudine per un tempo tanto denso e la grande qualità del nutrimento ricevuto. È incredibile e meraviglioso quanto possono dare i ragazzini, se trattati nel giusto modo e nel giusto contesto. Questa sera, a cena, il brusio in mensa era minimo. Pensavo sarebbero crollati nelle rispettive stanze, o avrebbero ‘svaccato’ sui divani all’ingresso coi telefonini in mano. Invece i più grandi dopocena sono tornati a suonare: alcuni provando le parti, altri in vista di un ‘flash mob autogestito’ in programma per il giorno dopo… perciò si sono messi sotto con altri brani, nuovi, da soli all’ultimo piano, con molti dei più piccoli a fare da pubblico. Io sono venuta via, perché essere adulti significa anche capire che ci si deve saper sottrarre dall’orizzonte in momenti simili, ma sarei rimasta lì ad ascoltarli per sempre.
E qui, questa sera, vorrei condividere un pensiero a costo di sembrare un po’ troppo ‘epica’! Oggi, guardandomi intorno, ho sentito che questo non è solo ‘fare musica’. Come fare danza non è solo ‘fare danza’, o fare ‘arte’ in generale. Questo è fare esperienza di cosa sia fatica, passione e gioia vera. Amicizia, emulazione, sfida con sè stessi, coraggio e amore – amore vero, non quello delle sdolcinerie di cui ci inondano internet e la tv. Questa cosa qui salva davvero – non solo dall’idiozia e dal consumismo, dalla volgarità e dalla violenza, ma anche dal rischio di buttarsi via: di non mettersi mai alla prova fino in fondo, di non dare il meglio che hai perché non sai qual è. Questa cosa qui farà da pietra di paragone – la ricercheranno, ricercheranno questa pienezza e non si accontenteranno più di qualsiasi cosa gli arriverà davanti. Si stanno assuefacendo alla Bellezza. Ora – nessuno di noi, da genitore, potrà mai offrire esperienze simili ai propri figli. Servono altri adulti per questo: non può venire da mamma e papà. Altri adulti che ci credono e che si fanno in quattro… per amore. Che ci investono competenza, tempo, energia, voce, sudore e – letteralmente – sonno. Sembrerò matta, ma quello che ho pensato è che dobbiamo cercare di aiutarli, questi adulti qui, se abbiamo la fortuna di trovarli sulla nostra strada o su quella dei nostri figli. Aiutare loro perché possano continuare a fare per i ragazzi questo miracolo. Se e quando ci chiederanno supporto, tempo o sbattimento, e anche se non ce lo chiederanno, noi dobbiamo cercare di darglielo. Perché questa cosa che fanno per i più giovani è il regalo più gigante che esista: imparare a stare nella bellezza vera. Averne sete. Gioirne. Moltiplicarla. Regalarsela gli uni con gli altri. Promettiamoci che lo faremo. Perché se questa luce dovesse spegnersi, se queste persone dovessero sentirsi troppo stanche e sfiduciate e dovessero smettere di fare ciò che fanno (e niente di più facile in un mondo come quello che abbiamo intorno). Sarebbe una perdita enorme non solo per i ragazzi, ma per l’universo intero. E lo so che sembra esagerato detto così, che sembro un po’ fumata, ma ve lo giuro che qui, questa sera, sotto questo cielo, è proprio vero invece». (Laura, mamma del clarinettista Alessandro, 16 anni, Veneto).