Altro che candidatura chiesta dagli abruzzesi. Giorgia Meloni, come gli altri candidati provenienti da Roma, è un’estranea che vuol farsi eleggere in Abruzzo. Così diminuirà ancora di più la rappresentanza abruzzese alla Camera e al Senato, già drasticamente ridotta da 21 a 13 dal taglio dei parlamentari. Michele Fina, segretario regionale del Partito democratico e capolista per la Camera alle elezioni del 25 settembre, attacca così le scelte di FdI e Lega.
Primo appuntamento elettorale per il Pd vastese, che nella Sala Aldo Moro ospita il dialogo, intitolato L’amicizia, le idee, tra Fina e l’economista Emanuele Felice, ordinario di economia politica e storia economica all’Università Iulm di Milano. Dibattito moderato da Daniele Marinelli, responsabile economico del Pd Abruzzo, con l’intervento di Beatrice Fioriti, segretaria provinciale dei giovani dem.
«L’Abruzzo – attacca il segretario dem – ha subito una ferita storica: l’unico presidente della Regione che non è della regione che governa. Marco Marsilio è di Roma e non vive in Abruzzo, ma vive a Roma. Ogni giorno gli mandiamo la macchinuccia a prenderlo. Dopo queste elezioni rischiamo di avere quattro parlamentari non abruzzesi: Alberto Bagnai, Fabio Roscani, Rachele Silvestri e Giorgia Meloni, che si candida nel maggioritario. Avrebbe potuto, invece, candidarsi nel proporzionale in Abruzzo e nel maggioritario nei suoi territori». In questo modo, secondo il ragionamento di Fina, avrebbe potuto lasciare il suo posto al secondo della lista proporzionale, cosa che nel maggioritario non si può fare, perché ogni coalizione presenta un solo candidato per singolo collegio. «Aumenta il tasso di parlamentari con accento romano. Quindi, invece di 13 parlamentari, rischiamo di averne nove».
Fina lancia un allarme: «Per la prima volta in campagna elettorale vengono messi in questione aspetti fondamentali della nostra Costituzione e si tira dentro il presidente della Repubblica. Si vuole fare il presidenzialismo e un minuto dopo chiedere a Sergio Mattarella di andarsene. A Giorgia Meloni e Matteo Salvini non interessa fare il presidente del Consiglio, ma vogliono fare il presidente della Repubblica». «Se la destra otterrà i due terzi dei seggi in Parlamento, potrà cambiare la Costituzione senza referendum confermativo», aggiunge Felice.
L’ECONOMIA – «L’Abruzzo – spiega Felice – ha una dispersione degli abitanti, non ha grandi città, quindi ha bisogno di investimenti sul territorio: le infrastrutture di trasporto, quelle telematiche, le infrastrutture sanitarie. La pandemia ci ha insegnato quanto sia importante avere una sanità diffusa sul territorio. Vasto è un comune grande con una densità abitativa bassa, quindi ha il problema di dare servizi a tutti i residenti, ma disponendo di limitate risorse. Lo stesso discorso vale per l’Abruzzo».
Secondo Fina, fare la flat tax e il federalismo fiscale significa «tagliare le tasse ai super ricchi e mantenere le risorse fiscali al Nord diminuendo i servizi al Sud».
«Chi sostiene il salario minimo siamo noi, chi sostiene la flat tax è la destra», sintetizza il professor Emanuele Felice, ex responsabile economico del Pd, che poi invita all’autocritica: «Non siamo ancora percepiti come il partito che aiuta i ceti svantaggiati». Invece «siamo il partito che coniuga i diritti civili e quelli sociali. Per dare la dote da diecimila euro ai diciottenni si possono tassare in maniera equa le eredità da oltre un milione di euro. Questa è una misura redistributiva, di equità, che favorisce anche la crescita».