Fabio Luciani, un cervello in fuga che non ha mai smesso di amare la sua terra

Nato e cresciuto tra gli orti di Sant’Egidio, tra uno sgamo ai viali, una lezione al liceo scientifico “Galilei” e una sosta al negozietto di frutta e verdura della mamma a corso Roma, oggi è un marito e un papà felice e dirige il laboratorio di immunogenetica all’UNSW di Sydney.

Fabio con la moglie Jane ed i figli Gaia e Modì

Parliamo di Fabio Luciani, nato a Lanciano 48 anni fa, cittadino del mondo praticamente da sempre e australiano d’adozione dal 2005, laureato in Fisica all’università di Bologna e oggi professore in quella della metropoli australiana. «Sono finito in Australia per caso. – racconta Fabio a Chiaro Quotidiano in una chiamata alle undici e mezza di sera, ora italiana, mentre a Sydney erano appena le sette e trenta del mattino – Dopo la laurea a Bologna, mi ero trasferito in Germania per il dottorato e una volta terminato, ho visto che a Sydney cercavano un ricercatore e, dopo aver chiesto referenze ai miei amici, soprattutto ‘se si mangiava bene’, ho inviato la mia candidatura e sono ancora qui». In effetti pensava che sarebbe rimasto lì non più di qualche anno, come le sue passate esperienze in varie città tedesche o in Olanda, ma si sa, al cuor non si comanda e una volta conosciuta Jane, la sua attuale moglie, da cui ha poi avuto due figli, Gaia e Modì, di 12 e 10 anni,  quella che doveva essere un’esperienza accademica, si è trasformata in un’esperienza di vita. «Qui le giornate iniziano molto presto, già alle 5.30 del mattino in casa siamo tutti svegli. – dice Fabio – Preparatevi, sarà presto così anche in Italia. A causa del riscaldamento globale anche i cambiamenti di vita lo diventeranno presto ovunque. Lavoro in media dieci ore al giorno, tra insegnamento e ricerca, ma tra la fisica e la medicina, cerco di metterci anche una nuotata o qualche momento per me, altrimenti diventerei pazzo».

Fabio tra gli orti di casa

Ma non è di certo il lavoro a spaventarlo. Fabio è nato in una famiglia «in cui c’era poca accademia», come ci dice lui. Papà Angiolino e mamma Rita, storica fruttivendola di corso Roma a Lanciano, sono contadini e lo hanno abituato sin da piccolo alla fatica, ma allo stesso tempo lo hanno reso libero e indipendente di scegliere cosa fosse meglio per lui. «Se sono arrivato qui è grazie a loro perché mi hanno permesso di seguire le mie inclinazioni e prima a Napoli, – ricorda – poi a Bologna, poi in Germania, fino ad arrivare a Sydney, ho girato il mondo proprio grazie alle mia laurea».

Una laurea in Fisica che, ci tiene a dirlo, è «l’unica che ti insegna a risolvere i problemi» e proprio questa sua inclinazione alla creatività lo ha portato dov’è. «Mi sono sempre occupato di immunologia, fin dalla mia tesi di laurea e fino a tre mesi prima dello scoppio della pandemia il fulcro del mio lavoro erano le malattie infettive. – racconta ancora Fabio, tra un comando al suo cane in dialetto lancianese ed un saluto ai figli un po’ in italiano e un po’ in inglese – Quando ancora non esisteva il Covid però, un giorno mi sono svegliato e ho deciso che ne avevo abbastanza delle malattie infettive e quando appena tre mesi dopo tutti i miei colleghi immunologi si interrogavano su Coronavirus, trasmissibilità, contenimento e vaccini, io ero lì, proprio come ora, che studiavo la celiachia ed il cancro». La celiachia con tutto ciò che comporta una malattia autoimmune, «la vera pandemia del secolo», come la definisce, ed il cancro dal punto di vista immunologico con tutti quei farmaci che erroneamente, ci dice, vengono chiamati “biologici”, ma in che in realtà semplicemente non hanno al loro interno sostanze sintetiche ma cellule e anticorpi fatti in laboratorio. Ecco, questo è il suo pane quotidiano. E a sentirlo parlare alle (sue) sette di mattina di immunoterapia con una verve quasi assurda, farebbe quasi pensare di avere a che fare con un nerd. Un secchione che però non vede l’ora di tornare a casa, di mettere una battuta in dialetto mentre spiega la fisica applicata alla medicina e di concludere la sua carriera «facendo il contadino» tra gli orti in cui è nato. «Non ho mai basato la mia vita su soldi o arrivismo, avevo una passione e l’ho perseguita. – conclude – Questo bisogna fare nella vita: cercare ciò che vi appassiona e seguirlo. Per me ha funzionato alla grande».

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