Sono in continuo aumento i casi di sextortion, il ricatto sessuale online, a danno di adolescenti che ne restano vittime sui social network. Più di un centinaio le segnalazioni ricevute dalla polizia postale che riguardano minori di età compresa tra i 15 e i 17 anni e anche più giovani. Un fenomeno, quello della sextortion, di solito rivolto al mondo adulto, con un’enorme potenziale di pericolosità perché oggi colpisce anche vittime minorenni tanto fragili quanto inesperte. La curiosità sessuale dei ragazzi spesso li trasporta in un incubo fatto di ricatti, richieste insistenti di denaro e minacce di distruggerne la reputazione diffondendo sui social immagini sessuali ottenute tramite live chat.
Un incubo che spesso inizia chattando con profili social di ragazze e ragazzi gentili e avvenenti, apprezzamenti e like per le foto pubblicate. Chiacchierate online che passano poi alle videochat e a richieste sempre più spinte. Nei giorni seguenti il martellamento online include la richiesta di somme di denaro, anche esigue, con la minaccia di diffondere il materiale sessuale tra tutti i contatti, amici e parenti in caso di mancato pagamento. Le vittime, ormai intrappolate tra la vergogna e la paura che le immagini possano essere visti dai loro contatti, tendono a tenersi tutto per sé a non confidarsi con nessuno, in particolare con i genitori. Un fenomeno sottostimato quello del ricatto sessuale tra gli adolescenti, proprio perché la denuncia impone ai ragazzi un disvelamento ai genitori che, a volte appare, più doloroso delle minacce dell’estorsione.
Per cercare di arginare il fenomeno, la polizia postale ha diffuso un vademecum rivolto sia ai genitori che ai ragazzi per informarli dei rischi e aiutarli a difendersi dalle minacce.
Mai cedere al ricatto è il primo consiglio per i ragazzi vittime di queste trappole: gli estorsori non smetteranno mai di chiedere denaro se si paga, ma capiranno che si hanno disponibilità economiche e diventeranno più insistenti. È importante non vergognarsi di aver condiviso immagini intime con sconosciuti; nell’età in cui vengono adescati, i ragazzi sono spesso curiosi e inesperti e le persone che ricattano spesso sono criminali organizzati che conoscono le fragilità dei soggetti coinvolti. Mai cancellare i messaggi scambiati con gli estorsori o chiudere i profili social su cui si viene contattati, ma fare screenshot delle conversazioni e delle minacce e del profilo dell’estorsore. Fare una segnalazione sul portale del Commissariato di polizia postale per chiedere aiuto: da soli è più difficile risolvere questo tipo di problemi. È fondamentale parlare dell’accaduto con i genitori o con un adulto di fiducia che sapranno come essere d’aiuto per gestire la situazione. La polizia postale ricorda inoltre che i maggiori di 14 anni possono sporgere una denuncia, anche in modo autonomo, in qualsiasi ufficio di polizia.
La campagna informativa si rivolge anche ai genitori delle potenziali vittime che devono essere i primi sostenitori dei ragazzi, cercando di non giudicare troppo negativamente i loro comportamenti. I responsabili di sextorsion spiegano dalla polizia, «spesso sono adulti o soggetti inseriti in organizzazioni criminali che avvicinano online gli adolescenti, li spingono in conversazioni virtuali di tipo sessuale, acquisiscono immagini e video intimi e poi richiedono somme di denaro per evitare la pubblicazione online del materiale privato. Se ai propri figli capita qualcosa di simile è importante non giudicare irresponsabile il loro comportamento ma valutare che la vergogna e il senso di panico che possono provare li mettono a rischio di compiere atti impulsivi». È importante ascoltare quanto figli raccontano acquisendo con calma tutte le informazioni e rassicurandoli che non sono i soli ad essere incappati in questo tipo di situazioni. Fondamentale anche procurarsi gli screenshot delle conversazioni con gli estorsori e recarsi quanto prima in un ufficio di polizia per sporgere una denuncia: la tempestività in questi casi è fondamentale per risolvere al meglio le indagini. Non cancellare immagini, video e chiudere i profili social prima di aver fornito queste informazioni alla polizia. L’ultimo step è la segnalazione sul sito della polizia postale, con la richiesta di informazioni e supporto, se necessario.