L’arte come strumento per studiare le relazioni umane. È questo l’obiettivo che l’associazione culturale Teatro Simurgh intendere centrare con la residenza artistica Il canto delle tradizioni viventi in programma a Tufillo dal 1° al 12 settembre. SonoFiore Zulli e Carla Robertson a spiegare a Chiaro Quotidiano le caratteristiche di un evento che si fonda sulla condivisione tra i partecipanti alla residenza e la comunità ospitante, in questo caso Tufillo, e sulla «gentilezza della presenza» quale ingrediente principale.
Fiore e Carla sono approdati nel Vastese dopo la prima fase della pandemia, a Palmoli per la precisione, ma a breve si trasferiranno a Tufilo dove stabiliranno anche la sede dell’associazione che ospiterà eventi e laboratori. Da qui, quindi, riparte l’attività – interrotta a causa del Covid – del Teatro Simurgh che da tempo è impegnato con il progetto pluriennale Per un’Arte Vivente a Contatto con la Comunità all’interno del quale si incardina la residenza artistica.
In questa edizione il laboratorio teatrale – che si dividerà tra due location, il vecchio frantoio e la futura sede associativa – sarà composto da un gruppo base di sette artisti internazionali provenienti e da Polonia e Italia che collaborano con l’associazione dal 2018 e che hanno esperienza nella ricerca delle tradizioni popolari.
«La nostra presenza non sarà separata dalla vita del paese. La sera si vivranno momenti conviviali con canti o con l’ascolto di storie ormai dimenticate», spiegano Fiore e Carla.
Parte della giornata dei degli artisti si svolgerà nel “Bosco di Simurgh”. Qui Fiore e Carla hanno rilevato un’antica fabbrica di tegole e con un duro lavoro manuale – aiutati anche da tanti amici – la stanno restaurando per realizzarvi la sede del Teatro. «Ci sarà un gruppo di artisti che vivranno e lavoreranno insieme a Tufillo. Ciò creerà un fermento di vita durante il giorno, una vibrazione che si sentirà come una presenza festosa e discreta al contempo. Il lavoro di ricerca e creazione verterà sul rapporto tra canto, musica e testo sulla scena. Come cioè, questi tre elementi debbano lavorare in ascolto, a reciproco servizio, affinché la loro unione armonica possa dar vita a quei frammenti di racconto capaci di assumere forma e significato nell’immaginazione dello spettatore. La sera dell’ultimo giorno della residenza il gruppo si presenterà nella piazza del borgo per condividere con la comunità il risultato formale del lavoro svolto».
«Dato che una parte degli esercizi preparatori di ogni giorno si svolgerà nel bosco, dove cercare comunione con la natura, ispirazioni sonore e silenzio interiore, il titolo del concerto teatrale che si offrirà alla comunità Tufillese, nonché al resto del pubblico che interverrà da fuori, sarà: Voci dal Bosco di Simurgh, uno spettacolo fatto di canti popolari, musica e testi poetici di diverse tradizioni del mondo. Il tutto cantato, suonato e recitato rigorosamente dal vivo dagli artisti in scena, senza cioè l’ausilio di alcuna base registrata».
Il canto delle tradizioni viventi è solo l’inizio di questa nuova avventura per il Teatro Simurgh. All’orizzonte c’è il completamento del Progetto Tierra, legato al restauro della ex fabbrica, per realizzarvi un Centro di ricerca e creazione: uno spazio aperto a progetti culturali e artistici a stretto contatto con la natura.