Parco delle Rose o Piano delle Fiere? Una vicenda al cuore delle Nundinis Lanzani

Durante la conferenza stampa di presentazione della 40° edizione de il Mastrogiurato l’assessore alla Cultura Danilo Ranieri ha parlato dell’acceso dibattito in cui normali cittadini, amministratori e storici locali stanno discutendo su come chiamare o ri-denominare il grande polmone verde che occupa l’ampio spazio a nord di corso Trento e Trieste. Il quesito è in realtà molto semplice: è corretto continuare ad utilizzare la denominazione di Parco delle Rose o è più giusto anche per rigore storico, tornare a chiamarlo Piano delle Fiere? Una scelta al momento non è stata presa e siamo certi che una soluzione definitiva a breve non ci sarà. E’ interessante però conoscere ed approfondire, nei limiti del possibile, l’origine ed alcun delle vicende storiche che riguardano questa parte della città che da sempre ha rappresentato una sorte di ponte tra i quartieri del centro e quelli moderni su cui poi Lanciano ha continuato a crescere e svilupparsi nel corso dei secoli.

Il destino del Piano delle Fiere è tornato ad essere di stringente attualità alcuni anni fa, quando l’amministrazione Pupillo sotto la spinta dell’allora vice sindaco Pino Valente decise di iniziare a riqualificare la zona dell’ex ippodromo anche grazie al prolungamento del rinnovato corso Presentoso ed al parallelo smantellamento del campo da calcio che ne occupava da tanti anni parte del perimetro. Un’area di circa 42 mila quadrati dotata anche di un anello ciclabile tornata ed essere finalmente fruibile con un’arena in cemento rinnovata da utilizzare per concerti e grandi eventi. Tra alterne fortune, immancabili polemiche e denominazioni poi accantonate (tra cui ricordiamo Central Park e Parco Valente) l’area sembra aver trovato finalmente la sua vocazione musicale e culturale ospitando già dallo scorso anno i concerti delle Feste di Settembre e solo qualche giorno fa l’atteso musical Notre Dame de Paris. In attesa che i lavori, non completati, trovino finalmente il loro compimento ad interessarsi del parco è stata l’associazione culturale “Il Mastrogiurato” che per l’edizione numero 40 della famosa rievocazione ha deciso non solo di utilizzare la zona per il mercato medievale internazionale ma anche di modificare l’itinerario del percorso che il giorno del corteo storico non andrà verso corso Bandiera ma, imboccando corso Trento e Trieste giungerà all’ingresso del parco per il solenne alza bandiera, che rievocherà l’apertura ufficiale delle fiere di Lanciano.

Il Mastrogiurato tornerà dunque “dove tutto cominciò” come voleva fortemente il compianto presidente Danilo Marfisi e nel luogo in cui le celebri “nundinis Lanzani” avevano il loro spazio vitale. Le fiere sono state per secoli una parte fondamentale della vita sociale, economica e culturale della città, contribuendone alla crescita, allo sviluppo ed alla ricchezza, ma anche forgiando quella vocazione commerciale che il capoluogo frentano conserva tutt’ora a distanza di secoli, seppur in forme e modalità del tutto diverse. Ad occuparsi del controllo e supervisione di questi traffici che richiamavano in Frentania mercanti provenienti dall’Italia, dall’Europa e anche dal Medio Oriente, era appunto il Mastrogiurato, una figura istituita nel ‘300 dai sovrani angioini del Regno di Napoli che accorpando nella propria persona i poteri amministrativi, legali e giudiziari si occupava di controllare e sovrintendere al corretto e sereno svolgimento delle fiere.

A parlarci approfonditamente del Piano delle Fiere, e dei confini di questo luogo fisico in cui avvenivano compravendite e contrattazioni è lo stesso Luigi Russo, il grande avvocato che nel 1981 dette vita all’associazione ed alla rievocazione storica. Dalle pagine del libro “Il Mastrogiurato: una rievocazione nel rispetto della verità storica” leggiamo che, «le fiere esprimevano un’organizzazione assai accurata e si svolgevano in un ampio territorio in grado di ospitare non solo le mercanzie ma anche tutto il bestiame bovino, ovino e caprino che giungeva anche tramite le vie tratturali presenti in città. Il luogo scelto – continua Russo – era quello che aveva inizio dopo la Madonna del Ponte, e che inglobava anche corso Bandiera e buona parte di corso Trento e Trieste fino al quartiere detto del Mancino». In un documento del notaio Bozzi dell’aprile 1603 si rileva che vi fu la vendita di una vigna in località Santo Spirito, al “confine con la Fiera” e da altri atti notarili viene segnalato che l’estensione del perimetro del piano era di circa quindici ettari tra il convento di Santo Spirito e quello di Sant’Antonio. Come riportano gli storici Bocache e Marciani al centro di quest’area sorgeva anche un ampio edificio completato nel 1508 ed attiguo all’attuale filiale della Bper, dotato di un lungo portico e che veniva utilizzato sia come tribunale che come carcere durante il periodo delle fiere.

La denominazione di Piano o prato delle Fiere dura anche nei secoli successivi e viene utilizzata ancora nel 1882 quando in un carteggio si parla di un folto gruppo di briganti lancianesi condannati alla pena capitale e giustiziati il 27 novembre nel cosiddetto “prato della fiera”. Con l’arrivo del ‘900 e sotto una forte spinta di rinnovamento urbanistico e sociale, Lanciano si lascia definitivamente alle spalle la stretta cortina delle antiche mura medievali e si apre con entusiasmo verso l’esterno con la creazione del moderno corso Trento e Trieste costellato dagli eleganti palazzi in stile liberty ed arrivando a modificare anche la zona del Piano che, anche grazie a nuovi spazi verdi ed aiuole floreali perde progressivamente la sua antica e moderna denominazione per diventare semplicemente la Villa delle Rose.

Da centro nevralgico e foro di scambi commerciali, l’ampia zona si trasforma progressivamente in un polmone verde, una sorta di “buen retiro” in cui i cittadini ed i membri delle ricche famiglie frentane trovano pace, svago e relax. Negli anni a seguire anche lo sport troverà nel vasto prato gli spazi giusti per le proprie attività: come non citare le amatissime e rimpiante corse al galoppo che grazie alla creazione dell’anello in sabbia ed alla costruzione di moderne tribune in pietra, richiamavano nei giorni delle Feste di Settembre, tantissimi lancianesi ed appassionati di equitazione, pronti ad esaltarsi ed a scommettere cifre in danaro sulla vittoria di questa o quella scuderia. Parallelamente alla creazione dell’ippodromo viene realizzato anche il campo da calcio, oggi smantellato e negli anni successivi l’ormai Villa delle Rose, conferma la propria vocazione sportiva con l’aggiunta del playground con canestri da basket e delle rampe utilizzate dagli appassionati di skateboard e rollerblade, nuove discipline che dagli Stati Uniti si sono presto diffuse anche in Italia.

Nonostante la sua centralità ed importanza storica l’area perde progressivamente importanza e con la cessazione delle corse al galoppo l’ippodromo e le aree verde subiscono un progressivo degrado ed abbandono dando ricovero purtroppo a malintenzionati e tossicodipendenti. Si arriva quindi al 2016 quando l’amministrazione Pupillo inizia a ragionare sulla riqualificazione della pista valutando i tanti progetti ed idee sul tavolo: i lavori iniziano e procedono fino al settembre 2021 quando il rinnovato parco viene inaugurato e riconsegnato alla città. Un passo importante e dovuto per un angolo di Lanciano che si riappropria del suo spazio storico e del suo ruolo nel tessuto sociale e culturale della città: i lavori tra alti e bassi continuano tutt’oggi e nonostante le fiere non si svolgano più da secoli, l’antico piano potrà continuare ad avere una vita si spera lunga, coniugando la sua anima green e sportiva con quella culturale e musicale. Una sfida importante non solo per gli amministratori ma per la città tutta.

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