Bearzot, l’urlo di Tardelli, la “mano di Dino” e Paolo Rossi: Buffa emoziona con l’Italia Mundial

Per raccontare una straordinaria ci vuole un narratore altrettanta straordinario. E Federico Buffa, protagonista della terza serata di Arena sotto le stelle, non ha tradito le attese, prendendo per mano il pubblico vastese e conducendolo lungo le strade dell’Italia Mundial. La Nazionale italiana che vinse il Mondiale in Spagna nel 1982, un successo di cui quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario, è una squadra che ha fatto sognare un Paese intero e che ha continuato ad alimentare incessantemente il suo mito tra immagini sgranate e i volti e i voci dei suoi protagonisti. «Una squadra in cui non credeva nessuno, tranne uno: Enzo Bearzot», esordisce Buffa dopo aver trascorso i minuti prima dell’inizio dello spettacolo seduto sui gradoni, tra il pubblico a cui ha dedicato tempo anche a fine serata per foto e autografi.

Foto di Costanzo D’Angelo

Con una narrazione intensa, mai banale, piena di ritmo, punteggiata dalle note del maestro Alessandro Nidi al pianoforte, Buffa alterna spezzoni di cronaca, raccontando azioni di campo ed episodi – alcuni davvero poco noti – del Mondiale di Spagna, ai focus sui giocatori azzurri, protagonisti di un’impresa che resterà scritta per sempre negli annali. Da Gentile in marcatura su Maradona in Italia-Spagna, alla possibile carriera da star del baseball di Bruno Conti. La sfida con il Brasile, in cui gli azzurri presero coraggio e consapevolezza in una sfida dalle mille emozioni in cui arrivò la vittoria grazie a «la mano di Dino» Zoff, che fermò il pallone sulla riga di porta, al rigore fallito da Cabrini nella finale, «il momento in cui l’Italia vince partita e Mondiale».

Foto di Costanzp D’Angelo

L’emozione pervade il pubblico quando Buffa racconta di Scirea, eroe gentile, unico e irripetibile, del calcio italiano, e della sua profonda amicizia con Dino Zoff, capitano e punto di riferimento della Nazionale. E poi l’esultanza di Tardelli dopo il gol in finale: «Per noi italiani l’urlo è uno». Torna più e più volte la figura di Enzo Bearzot, allenatore e papà di quel gruppo che si fondava su tanti valori su cui spiccava la gratitudine. «Lui era grato ai suoi e i suoi erano grati a lui». Applausi per le immagini di Pertini, per il ricordo di come il Presidente della Repubblica visse la finale al Bernabeu e la celebre partita a scopone sull’areo di ritorno.

L’ultimo pensiero, il più dolce ha come protagonisti Bearzot e Paolo Rossi, arrivato in Spagna tra le critiche e poi divenuto, a suon di gol pesantissimi, il Pablito Mundial. Maestro e allievo, uniti da un sottile filo, senza dubbio azzurro, nel momento della gloria e nell’epilogo che, a distanza di dieci anni, li ha visti ritrovarsi nell’aldilà.

E conclude tra gli applausi a scena aperta il racconto di Federico Buffa, che chiude la tre giorni di Arena sotto le stelle organizzata da Diy Ticket che ha visto salire sul palco, prima del narrastorie, Extraliscio ed Elio.

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