Cinghiali, in Abruzzo 1100 incidenti stradali in quattro anni. Nel Vastese 10mila ungulati

Il record abruzzese spetta alla provincia di Chieti. Un primato amaro, da milioni di euro, quello del Sud della regione: provincia di Chieti prima nel conto dei danni causati dai cinghiali. Chiaro Quotidiano lo apprende dal dossier elaborato dalla Regione: è il Disciplinare di controllo delle popolazioni di cinghiale, approvato dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

CAMPAGNE DEVASTATE – Dalla conta dei danni nel triennio 2019-2021 «causati dai cinghiali alle colture agricole delle aziende situate all’esterno delle aree protette, stimati sulla base di specifiche perizie eseguite dai tecnici della Regione Abruzzo» deriva una cifra complessiva di 7 milioni 508mila 819 euro. I dati, suddivisi per le quattro province, dicono che il problema è soprattutto in provincia di Chieti, in cui le devastazioni causate dagli ungulati e certificate dai periti regionali sono pari a 4 milioni 65mila 994 euro nell’ultimo triennio, con un picco di un milione 507mila 691 euro nel 2019. Seguono le province di Teramo (un milione 299mila 270 euro nel triennio), L’Aquila (un milione 190mila 892 euro) e infine Pescara (946mila 603 euro). Con un incremento complessivo del 10 per cento nel 2021. Nell’ambito della provincia teatina, i comuni più colpiti sono Atessa, che ha fatto registrare 73 eventi dannosi accertati nelle campagne tra il 2019 e il 2021, Casalbordino con 73, Pollutri che ne ha subiti 70, seguono Furci con 68 e Vasto con 62. Ma il record regionale spetta a Penne, dove sono stati accertati 122 episodi dannosi provocati dai raid dei cinghiali.

MILLE INCIDENTI – In base alle denunce riguardanti i sinistri stradali, sono stati 1141 in Abruzzo gli incidenti causati dai cinghiali dal 2018 al 2021, di cui 580 (il 51 per cento del totale) nella sola provincia di Chieti. «Analizzando la tendenza nell’ultimo quadriennio si evidenzia come il fenomeno risulti stazionario per il 2018-2020 per poi subire un incremento “esponenziale” nel corso del 2021, dove per le provincie di Pescara, Teramo e Chieti le richieste risultano raddoppiate mentre per L’Aquila addirittura quasi triplicate».

PESTE SUINA – Secondo la Regione Abruzzo, «la recente segnalazione di casi di peste suina africana in Liguria e Piemonte pone degli ulteriori obiettivi di riduzione della densità dei cinghiali al fine di scongiurare la diffusione di tale malattia dall’attuale area infetta», fermo restando che, in base al nuovo Piano faunistico venatorio regionale, «il territorio precluso alla caccia supera il 30% del territorio agro-silvo-pastorale abruzzese se si considerano i parchi nazionale e regionali, le riserve e gli istituti faunistici in cui è vietato il prelievo venatorio». È anche in vigore una norma che obbliga chi individua una carcassa di cinghiale a segnalarla alle autorità competenti, pena 500 euro di multa.

NEL VASTESE 10MILA CINGHIALI – Nel Vastese risulta un numero stimato 10118 cinghiali, il più elevato di tutti gli 11 territori in cui, per il censimento, è stato suddiviso l’Abruzzo (Pescara, Chietino-Lancianese, Vastese, Vomano, Salinello, Subequano, Sulmona, Barisciano, Avezzano, Roveto-Carseolano, L’Aquila). «Ovviamente la stima», si legge nel documento, «non corrisponde certamente alla popolazione “reale” di cinghiale nella regione Abruzzo, ma è utile per avere almeno un’idea dell’ordine di grandezza». Nel periodo 2020-2021 nel Vastese risultano abbattuti 2193 esemplari tramite braccata, 679 attraverso selezione e, nel solo 2021, 345 tramite controllo.

E mentre fa discutere la norma che estende fino alla mezzanotte l’orario degli abbattimenti in selezione, con l’uso di arco e frecce, della fauna selvatica, i controllori protestano perché il disciplinare, approvato delibera di Giunta regionale numero 306 del 10 giugno 2022, prevede, alle pagine 104 e 105, che pur svolgendo gratuitamente il servizio di controllo numerico, debbano addirittura pagare di tasca propria all’Ambito territoriale di caccia (nel Vastese direttamente alla Regione, perché il controllo è demandato alla polizia provinciale) una tassa in base alla grandezza dell’animale abbattuto.

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