Il Guerriero di Capestrano e una citazione della Historia naturalis di Plinio il Vecchio, quando parla di quella che fu la Quarta regione, «gentium vel fortissimarum Italiae» (delle genti più forti d’Italia). Cambia così lo stemma della Regione Abruzzo, istituito con una legge approvata ieri dal Consiglio regionale. Va definitivamente in soffitta il vecchio simbolo: lo scudo sannitico con bordatura dorata e diviso in tre fasce oblique bianco (a simboleggiare la neve), verde (a ricordare i boschi e le colline) e azzurro (come il mare Adriatico). Era stato adottato come gonfalone ufficiale dell’Abruzzo con la legge 26 del 1986.
Il presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, in aula, ha sottolineato l’importanza di «lasciare in eredità agli abruzzesi un simbolo identitario che faccia sentire tutti i cittadini delle provincie d’Abruzzo davvero uniti». La principale novità è l’inserimento dell’effige del Guerriero di Capestrano che si sovrappone allo scudo sannitico già presente nel vecchio stemma. «È il più celebre guerriero italico – sottolinea Sospiri – ‘icona’ simbolo dell’Abruzzo e della sua identità. È l’immagine di un re, il re Nevio Pompuledio, che si ergeva in origine in cima al suo tumulo sepolcrale della necropoli presso Capestrano». La statua fu ritrovata casualmente nel 1934 in località Cinericcio ed è esposta a Chieti, nel Museo nazionale archeologico d’Abruzzo.
È l’articolo 2 della legge che dettaglia la nuova composizione grafica: «I tre colori (argento, verde e azzurro ndr) rappresentano, nell’ordine, le cime innevate del Gran Sasso, della Maiella, del Sirente, del Velino e dei contrafforti appenninici, i boschi, le colline ed il Mar Adriatico. Al di sopra dello stemma è posta una corona d’oro, sormontata dalla denominazione “REGIONE ABRUZZO” in lettere maiuscole d’oro. Sotto lo scudo è indicato il motto “Gentium Vel Fortissimarum Italiae” in caratteri minuscoli».